Per la procura avrebbe potuto uccidere ancora, ma lui si dichiara “pentito” e afferma che “non lo rifarebbe”. Come si legge sul Corriere, dal decreto di fermo, emergono diversi elementi che motivano per l’assassino il pericolo di recidiva:
il pm di Lecce Maria Consolata Moschettini motiva le esigenze cautelari con una serie di elementi che «fanno ritenere assai probabile il pericolo di recidiva, in considerazione dell’estrema pericolosità dell’indagato».
Antonio De Marco, ventunenne di Casarano, studente di Infermieristica a Lecce e reo confesso del duplice omicidio dell’arbitro Daniele De Santis e della fidanzata Eleonora Manta, suoi ex coinquilini, è in carcere in isolamento da tre giorni.
Un potenziale serial killer che, all’indomani di quel terribile gesto compiuto con «lucida follia», si mostra affranto: «Mi dispiace per quello che ho fatto, sono pentito e non lo rifarei». lo ha riferito a chi lo ha incontrato dopo il fermo. Scosso e provato, per ora il giovane non chiede scusa.
Contro di lui l’accusa di duplice omicidio, aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà.
«Spietatezza e totale assenza di compassione e pietà verso il prossimo», «indole violenta» e «insensibile ad ogni richiamo umanitario», «inquietante meticolosità nel descrivere il cronoprogramma dei lavori». E poi una «macabra ritualità», emersa dall’uso di fascette in plastica e soda per torturare i due fidanzati, prima di ucciderli. Il tutto indossando una maschera realizzata con una calza di nylon, con due fori per gli occhi e una bocca disegnata con un pennarello nero, «per mero compiacimento sadico nel provocare la morte della giovane coppia».
Il piano di morte, come risulta da un nuovo foglietto recuperato nell’abitazione del ragazzo, prevedeva un’ora e mezza di tortura prima di arrivare a uccidere ila coppia di fidanzati.
«perché «invidioso della loro felicità»: legarli, torturarli, ammazzarli a coltellate e poi cancellare ogni traccia, dopo averne lasciata una ben visibile sul muro. Dagli inizi di settembre De Marco aveva lasciato la casa dove la coppia aveva iniziato a vivere insieme. «Mai deriso od offeso da Daniele ed Eleonora, nessun innamoramento», avrebbe riferito l’assassino, «ero rabbioso perché erano felici».