Amazon ha rivelato che da marzo, negli Stati Uniti, più di 19.800 suoi dipendenti sono risultati positivi al coronavirus ed è la prima volta che un colosso del suo calibro pubblica tali dati. Il gigante dell’e-commerce mesi fa ha iniziato a costruire laboratori interni per i test e ha sottoposto a controlli migliaia di lavoratori. Come riporta il Wall Street Journal, l’obiettivo è quello di eseguire 50mila test al giorno entro novembre.
I 19mila dipendenti infettati, per Amazon, sono comunque una buona notizia: secondo quanto comunicato, il numero di positivi è inferiore rispetto alle aspettative. Nello specifico, il tasso di infezione è il 42% più basso delle attese rispetto a quello generale della popolazione negli Stati Uniti.
Secondo i dati completi sulla diffusione del coronavirus rilasciati per la prima volta da Amazon, è emerso che oltre 19 mila lavoratori, il 1,44% del totale, ha contratto il Covid-19. Nello specifico sono stati contati 19.816 presunti o confermati casi di contagio tra i suoi 1,37 milioni di lavoratori, a fronte di migliaia di test al giorno.
L’arco temporale al quale si riferisce il report va dal primo marzo al 19 settembre 2020. Amazon ha confrontato i casi di coronavirus all’interno dei suoi stabilimenti con quelli della popolazione generale tenendo conto della geografia e della composizione per età per rendere le cifre più accurate possibile. “In base a questi dati – afferma il colosso di Jeff Bezos – se il tasso tra i dipendenti di Amazon e Whole Foods Market fosse lo stesso del tasso di popolazione generale, stimiamo che avremmo visto 33.952 casi tra i nostri lavoratori. In realtà, 19.816 dipendenti sono risultati positivi o presunti positivi al Covid-19 è del 42% inferiore al numero previsto”.
Le stime però non tengono conto dei driver che fanno parte di aziende di terze parti: circa 85 mila posti di lavoro in tutti gli Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Spagna e Germania, ricorda la Cnbc.
Come riporta la Cnbc, nel 2020 ci sono stati almeno otto decessi confermati a causa del Covid-19 tra gli impiegati di Amazon negli Usa, ma queste cifre non sono contenute nel comunicato. L’emittente fa poi un confronto con Walmart, il più grande datore di lavoro del Paese con la sua catena di omonimi negozi. Là meno dell’1% dei lavoratori ha contratto il coronavirus, su circa 1,5 milioni di persone.
All’inizio della pandemia, Amazon ha ricevuto critiche da parte di molti dipendenti, i quali non sentivano di essere tutelati contro il virus dall’azienda e affermavano di essere avvertiti in ritardo in merito a casi positivi. Alcuni lavoratori intervistati dal Wall Street Journal hanno confermato che ancora oggi è difficile mantenere il distanziamento sociale con altri colleghi perché alcune mansioni richiedono di essere vicini.
Oltre ai laboratori interni per i test, Amazon ha detto di aver «introdotto o cambiato più di 150 procedure» per garantire la sicurezza, distribuito più di 100 milioni di mascherine, di aver reso obbligatorio misurare la temperatura in tutti i suoi magazzini; inoltre ha aumentato le procedure di pulizia, disinfettando le stanze ogni 90 minuti. Nel trimestre da aprile a giugno, le vendite di Amazon sono aumentate del 40 per cento rispetto agli stessi mesi del 2019, pari a 88,9 miliardi di dollari (quasi 76 miliardi di euro); è stato il trimestre più redditizio dalla sua fondazione, avvenuta nel 1994, con un profitto pari a 5,2 miliardi di dollari (4,4 miliardi di euro).
Alla luce dei dati rivelati sui positivi, Amazon chiede che altre compagnie facciano lo stesso e pubblichino informazioni sui contagi avvenuti in azienda: fino ad oggi è un passo che ben poche società hanno fatto.
Argomenti: covid-19