I maestri di sci dimenticano 800 morti al giorno e protestano per la chiusura degli impianti

L'Amsao, Associazione Maestri di Sci Alpi Occidentali, si mobilita e scende in piazza per protestare contro la chiusura imposta a piste e impianti da sci e per richiedere significativi ristori.

Piste di sci in tempi di Covid
Piste di sci in tempi di Covid
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11 Dicembre 2020 - 20.55


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Se chiedono ristori hanno ragione. Se chiedono di lavorare vuol dire che non hanno ben presente che siamo in piena pandemia con 700-800 morti al giorno e che l’inverno è un fattore aggiuntivo di rischio.
L’Amsao, Associazione Maestri di Sci Alpi Occidentali, si mobilita e scende in piazza per protestare contro la chiusura imposta a piste e impianti da sci e per richiedere significativi ristori. L’appuntamento è per lunedì mattina in piazza Castello a Torino, davanti alla sede della Regione perché, spiegano ”dopo vari tentativi e appelli per riportare tutti alla ragione, caduti nel vuoto, adesso è arrivato il momento di scendere in piazza. Già perché a cadere, privata della possibilità di lavorare, stavolta è l’intera filiera dell’indotto dell’industria della neve, messa in ginocchio dalle scelte del Governo”.
Ai maestri di sci si affiancherà, tutto il sistema economico alpino, a partire dagli impianti a fune rappresentati dall’Arpiet, da Federalberghi, Ascom, e ancora Fisi Aoc. ”Scendiamo in piazza – spiega Gianni Poncet, presidente Amsao – per poter lavorare data l’impossibilità a farlo imposta dal Governo. Una decisione gravissima con le Scuole di Sci che non potranno essere operative a partire dalla settimana di Natale e sino all’Epifania. Un fattore che peserà più del 40 per cento del fatturato diretto dopo che siamo già stati costretti a chiudere con due mesi di anticipo lo scorso marzo e aprile”.
”Il nostro lavoro, la nostra economia e tutta quella derivante dall’indotto, è legato alla stagione invernale. Per questo motivo scendiamo in piazza per chiedere concreti ristori, maggior attenzione, ed un aiuto dallo Stato e dalla Regione Piemonte affinché l’economia delle Scuole di Sci e dei Maestri possa contare su iniziative utili per sopperire alla situazione pesantemente negativa generata dal Covid-19 e che, come per le altre attività dalle alpi agli appennini, avrà pesanti ripercussioni negative che si rifletteranno anche nei prossimi anni dove bisognerà tornare a ricostruire un mercato, nazionale ed internazionale, capace di generare un indotto turistico ed occupazionale di prim’ordine”, conclude Poncet.

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