Pregliasco: "Servono restrizioni severe per Natale o tra 15 giorni avremo effetti pesanti"
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Pregliasco: "Servono restrizioni severe per Natale o tra 15 giorni avremo effetti pesanti"

Il virologo: "Se non c'è la responsabilità di ognuno, le regole diventano necessarie. Quanto successo questo weekend è stato un eccesso"

Fabrizio Pregliasco
Fabrizio Pregliasco
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14 Dicembre 2020 - 16.47


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Secondo il virologo Fabrizio Pregliasco, “disporre nuove restrizioni anti-Covid mirate, magari nei giorni più a rischio di assembramenti per lo shopping natalizio, a questo punto sarà necessario”. 
Anche se la decisione riguardo alle sfumature di un eventuale nuovo ‘rosso lockdown’ sarà necessariamente “politica”, agli occhi del tecnico non può che apparire “preoccupante” la folla che in molte città si è riversata per strada e nei negozi durante il primo giorno di libertà ritrovata. “Non va bene”, commenta il medico, “è davvero  fondamentale arrivare a dover stringere un po’, se no fra 15 giorni ci ritroviamo con effetti pesanti”.
Il rischio reale, conferma Pregliasco, è che in un’Italia tornata quasi tutta gialla in previsione delle feste il coronavirus trovi un’autostrada lungo la quale riprendere la sua corsa. Quanto si è visto per esempio nella prima domenica ‘free’ di Milano “è stato un eccesso – osserva il virologo – È vero che nessuno ha fatto niente di illegale, considerando che la riapertura c’è stata, ma così, tutti insieme appassionatamente affollati, non va bene. E se non c’è la responsabilità di ognuno – è l’amara riflessione dell’esperto – finisce che bisogna arrivare a dare delle regole”. Quindi “assolutamente sì: le modalità le deve definire la politica”, ma “per non gettare la cappa in terra” servirà forse imporre nuovi paletti.
Tra una passeggiata nelle vie dello shopping, indossando la mascherina, e un pranzo domenicale, “guardando alla casistica è più pericoloso il pranzo”. Lo ha detto a Timeline, su Sky TG24, il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco. “Per questo – ha spiegato – si erano già immaginate diverse restrizioni agli spostamenti, per sfavorire questa modalità dello stare insieme. Tant’è che, in questo manuale, tutto in costruzione, delle procedure di controllo, si era detto che potesse essere meglio tenere aperti i ristoranti perché lì c’è un protocollo e un’attenzione maggiore rispetto alle case, dove si abbassano le difese tra conviventi o parenti”.

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