Revenge porn, condannate la direttrice e la mamma che diffusero le chat della maestra d'asilo

La pm: "Fu una gogna scolastica", ma la direttrice si difende: "Non volevo licenziarla, fu lei a dirmi di volersi dimettere. Mandai quei messaggi in chat per rabbia"

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15 Gennaio 2021 - 08.45


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E’ arrivata la sentenza contro la direttrice dell’asilo e la mamma che diffusero foto e video private di alcuni momenti intimi di una maestra, costringendola ad abbandonare il lavoro.

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Fu una “gogna scolastica”, dice la pm Chiara Canepa per descrivere al tribunale l’esperienza denunciata da G., la giovanissima maestra d’asilo del Torinese che perse l’impiego.

Il magistrato ha chiesto due condanne: 14 mesi per la direttrice dell’istituto, 12 mesi per la mamma di una bambina. I reati, a seconda dei singoli comportamenti, oscillano tra la violenza privata, la diffamazione e la diffusione indebita di immagini.

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“Non volevo licenziarla, è stata lei a raccontarmi tutto al mattino e a dirmi che era successo un pasticcio, che non poteva più lavorare e che si vergognava nel guardare i genitori dei bambini in faccia perché tutti sapevano”.

La direttrice del piccolo asilo nido torinese, da lei creato, “di ispirazione cattolica”, racconta in aula la sua versione e si difende dall’accusa di violenza privata nei confronti della maestra licenziata per aver mandato le sue foto intime e private all’ex fidanzato, che le aveva a sua volta divulgate in una chat del calcetto.

La direttrice, accusata di aver “messo alla gogna” assieme ad altre insegnanti la maestra, per poi licenziarla, si è giustificata così: “Lei continuava a cambiare versione sulle sue dimissioni e per questo, non per le foto, si è rotto il rapporto di fiducia con lei. Mi ha accusata di essere bugiarda. Ho mandato quei messaggi in chat perché ero arrabbiata e mi è ‘partito l’embolo “.

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Nei messaggi la direttrice scrive tra l’altro alle colleghe: “Mandiamola via, cercate di farla sbagliare: qualsiasi cosa succeda mi chiamate e io lo prendo come pretesto per mandarla via”.

Ecco la ricostruzione della direttrice: “Quando lei mi ha raccontato che cosa le era successo, io le dissi di andare a casa e farsi una doccia e di parlare con i suoi genitori, di andare dai carabinieri e denunciare quel ragazzo” spiega in aula l’imputata, “piangeva disperatamente, io stavo male per lei”.

A quel punto, sostiene ancora la direttrice per giustificarsi, la maestra sarebbe tornata sulla sua decisione di andarsene, firmando le dimissioni.

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Per poi richiamare la direttrice ancora una volta al pomeriggio e dirle di nuovo: “Non è vero niente, ti sei inventata tutto, ci vediamo in tribunale”.

L’imputata ha anche spiegato che i genitori dei piccoli alunni, a quel punto, le avevano manifestato preoccupazione: “Il mio nido aveva pochi bambini, il timore che portassero via i loro figli era forte. E sarebbero bastate due rette in meno perché non potessi pagare più le maestre”.

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