Le varianti assediano l'Umbria, Crisanti: "Regione in lockdown e fermare ogni pendolarismo"

Il direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia di Padova: ""Zona rossa di 3-4 settimane. Lockdown drastico e tutti a casa per impedire che le varianti corrano".

Andrea Crisanti
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10 Febbraio 2021 - 20.12


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Fermare o rallentare il più possibile la circolazione delle persone. Altrimenti sono guai: “Chiudere 3-4 settimane in maniera drastica stile zona rossa di Codogno, e fermare ogni forma di pendolarismo, anche quello degli studenti, che è una fonte di diffusione del contagio da Sars-CoV-2 molto pericolosa” perché porta a varcare i confini regionali. 
E’ la ‘ricetta’ che secondo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell’ateneo cittadino, dovrebbe adottare l’Umbria alle prese con le varianti del virus, nella morsa di quella inglese e brasiliana.
“Una variante come quella inglese – spiega – fa sentire il suo effetto proprio con situazioni di focolai che sembrano inspiegabili e ingestibili. Ha un indice di trasmissione elevatissimo e nel risorgere del virus che sta vivendo” la regione del Centro Italia “ha un suo peso. Per questo c’è solo una cosa da fare”, serrare i ranghi: “Zona rossa di 3-4 settimane. Lockdown drastico e tutti a casa per impedire che le varianti corrano”. 
Per Crisanti il pendolarismo degli studenti andava fermato. Proprio sull’attivazione della Dad solo per gli allievi umbri che frequentano alcuni istituti scolastici nella confinante Toscana, c’erano state polemiche seguite dall’annuncio di una soluzione per consentire ai ragazzi di spostarsi e continuare a frequentare in presenza.
Ma per il virologo “andava evitato questo, perché gli spostamenti sono una fonte di diffusione del contagio e consentirli da una zona rossa verso un’area a minore trasmissione è una scelta non basata su nessuna misura di precauzione. Non ha senso. In questo momento l’Umbria non può distrarsi su entrambi i fronti: da un lato deve bloccare la trasmissione di Covid-19, dall’altro sveltire la vaccinazione”. 
Quanto alle notizie relative alle modalità scelte per avviare l’immunizzazione delle persone con 80 anni e più, “partire con le prenotazioni da un singolo anno di nascita, cioè solo dagli 80enni, non so che razionale abbia, non ne vedo se non in questioni di tipo logistico o legato a dati disponibili in anagrafe”, conclude Crisanti.

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