Ruini elogia Berlusconi e perfino Salvini: "Ha agito con saggezza"

L'ex presidente della Cei sembra un sacerdote di una Chiesa molto ma molto diversa rispetto a quella di Papa Francesco, che non ha mai smesso di tuonare contro gli egoismi

Salvini al Papeete
Salvini al Papeete
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19 Febbraio 2021 - 15.00


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Che dire? Lui è un vescovo della Chiesa cattolica, anzi a lungo il presidente della conferenza episcopale italiana. Ma sembra un sacerdote di una Chiesa molto ma molto diversa rispetto a quella di Papa Francesco, che non ha mai smesso di tuonare contro gli egoismi, lo sfruttamento e ogni forma di razzismo, a cominciare da quello dei nuovi sovranisti.
In passato si è trovato “non di rado in sintonia con Berlusconi”, oggi ritiene Matteo Salvini “una risorsa importante, non solo per il suo partito”: giunto a 90 anni il cardinale Camillo Ruini, ex presidente della Cei, boccia l’idea di un partito cattolico, e in una intervista ad Aldo Cazzullo del Corriere della Sera ammette: “In alcune occasioni temo di aver avuto la mano troppo pesante con chi si opponeva”.
“Non ho sostenuto Berlusconi o qualche altro politico come tale. Ho cercato di realizzare alcune cose; e in questo mi sono trovato non di rado in sintonia con Berlusconi”, afferma il porporato che ha guidato la Conferenza episcopale italiana dal 1991 al 2007, che – sorridendo – conferma, peraltro, che Fabrizio Cicchitto gli ha detto “non una ma parecchie volte” che ancihé il cardinale avrebbe dovuto dare il segretario di Forza Italia. Un anno e mezzo fa Ruini fu molto criticato quando disse che era giusto dialogare con Salvini, e che lui doveva maturare. È quello che è accaduto? “Salvini nelle circostanze presenti ha agito con saggezza e determinazione, senza dare spazio alle molte provocazioni di cui è stato oggetto. Oggi è una risorsa importante, non solo per il suo partito”.
Con Romano Prodi, del quale Ruini celebrò il matrimonio ma con cui notoriamente ruppe radicalmente i rapporti, Ruini ricorda: “Da giovane sacerdote a Reggio Emilia sono stato molto legatoalui e alla sua famiglia di origine. Le nostre strade si sono diversificate molto prima del referendum sulla procreazione assistita, quando la crisi della Dc diventò irreversibile e Romano si collocò a sinistra, diventando rapidamente il leader di quello schieramento. Che sosteneva posizioni etiche e antropologiche che non potevo condividere”.
Quando al nuovo presidente del Consiglio Mario Draghi, “ho di lui grande stima. Penso che la svolta del suo governo sia stata molto positiva per l`Italia e per il suo futuro”, afferma Ruini.
E se ogni tanto qualcuno progetta un partito cattolico, “personalmente – afferma il cardinale emiliano – ritengo che lo spazio non ci sia, o sia tanto piccolo che occuparlo sarebbe ben poco significativo o persino controproducente”.(Segue)
Nell’intervista per i suoi 90 anni il cardinale Ruini parla anche di Chiesa: a Aldo Cazzullo che, sul Corriere della Sera, gli domanda se da giovane era un prete di sinistra, il porporato risponde: “Non direi proprio. È vero che alcuni lo pensavano, perché ero aperto alle nuove idee e al pensiero critico. In effetti è diffusa la convinzione che questi atteggiamenti possano ritrovarsi solo a sinistra”.
Secondo Ruini, il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita, era, “anche psicologicamente”, di sinistra. “L’ho sempre stimato molto”, sostiene l’ex presidente della Cei: “grande intellettuale, con grandi capacità di governo. Aveva un rapporto dialettico con Giovanni Paolo II, che però l’aveva voluto a Milano”.
Visse il Concilio vaticano II (1962-1965) “con gioia ed entusiasmo”, e non ritiene, oggi, che il grande sinodo sia stato tradito, “anche se molto lavoro rimane da compiere. Tradiscono invece il Concilio sia i tradizionalisti, sia coloro per i quali il Concilio rappresenterebbe una novità radicale rispetto alla precedente tradizione della Chiesa”.
Quando Benedetto XVI si dimise, “ho provato totale sorpresa. Sconcerto. E dolore. Poi ho pensato che pochi giorni dopo sarebbe stato eletto il nuovo Papa e così il trauma sarebbe stato superato”, afferma Ruini. Ma con Francesco, ammette, “forse non ho … quella spontanea sintonia che avevo con Giovanni Paolo II e anche con Benedetto XVI. Ma di lui penso molto bene. Ammiro la sua dedizione alla Chiesa, ai poveri, alla fraternità tra tutti gli uomini e i popoli. In una parola, in Francesco riconosco il mio Papa, senza riserve”.
Presidente della Cei per 16 anni, Ruini ricorda quegli anni “con grande piacere e gratitudine al Signore per i risultati ottenuti. Non cambierei la direzione di marcia che del resto, prima che da me, veniva dal Papa. In alcune occasioni temo di aver avuto la mano troppo pesante con chi si opponeva”. In particolare, “quando vedevo che un nostro collaboratore prendeva decisamente una direzione diversa, lo sostituivo”.
Guardando all’aldilà, “per la fede, la resurrezione dei corpi è qualcosa di assolutamente reale, ma non di ‘fisico’. Non è un ritorno alla vita di questo mondo. Su questa, come su altre verità della fede, ho sempre avuto delle tentazioni, dalle quali il Signore in questi ultimi mesi spero che mi stia liberando. Tentazioni, non dubbi”, precisa Ruini. Che racconta di non avere avuto “troppa paura” del Covid e di essere già stato vaccinato: “A casa mia, la settimana scorsa, da una dottoressa mandata dal Vaticano. Della morte ho certamente paura, e ancor più del giudizio di Dio. Mi affido alla sua misericordia. Prego. E cerco di essere un po’ più buono”.

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