Ruini rivendica il no ai funerali di Welby: a qualcuno nella Chiesa l'accanimento terapeutico sta bene

Nelle interviste per i suoi Novanta anni l'ex presidente delle Cei ha detto cose e ne ha taciute altyre: ade sempio cosa pensa del sinodo richiesto più volte da papa Francesco?

Il cardinale Camillo Ruini
Il cardinale Camillo Ruini
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

20 Febbraio 2021 - 13.35


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Non è passato sotto silenzio il novantesimo genetliaco del cardinale Camillo Ruini, anni fa nome di spicco della Chiesa italiana, e tale rimasto a lungo. Importanti dunque le interviste concesse in tale circostanza,  i temi trattati sono tutti molto interessanti, ma a mio avviso hanno rilievo anche quelli non trattati. 
Il primo ovviamente è il cuore di ciò che fu il ruinismo, cioè il progetto culturale. E’ strano, perché se c’è stato qualcosa che ha segnato il suo tempo è proprio questo. Il progetto culturale è la chiave di comprensione, espressione ed analisi dei successi e dei fallimenti della sua stagione. Oggi che, grazie a Francesco, non si parla più di progetti ma di processi da avviare, probabili problematiche  di visione di quella stagione, si può trovare proprio in queste due parole la sintesi di quella scarsa sintonia tra il porporato e l’attuale pontefice ipotizzata da molti. 
Parlando del suo progetto culturale alla Fondazione Magna Carta nel 2013,il cardinale disse:  “sembra da capovolgere l’idea assai diffusa secondo la quale il progresso e il futuro dell’Italia consisterebbero nell’omologarsi a quelle altre nazioni europee nelle quali si è andati e si sta andando sempre più avanti nel mettere tra parentesi l’eredità del cristianesimo. Al contrario, “l’eccezione italiana” – nei limiti in cui realmente esiste – può rappresentare un’indicazione positiva perché la società europea possa superare quella sua strana tendenza per la quale essa sembra compiacersi di prosciugare le energie vitali e morali di cui si nutrono le persone, le famiglie, i popoli. Proprio la percezione del valore decisivo di queste riserve di energie è ciò che accomuna oggi molti cattolici e laici e che indica un grande compito comune che ci attende”. 
C’è in questo un processo? Difficile vederlo, mentre è chiara la dimensione del progetto. Usando la terminologia di Francesco si poteva chiedere al cardinale Ruini se anche lui ritenga che il tempo (quello che determina il corso dei processi che si avviano) sia superiore allo spazio (quello che si occupa in possibili casamatte, ad esempio).  
Purtroppo è mancata anche una discussione sulla sua visione del sinodo della Chiesa italiana, vero argomento odierno  del cattolicesimo italiano, sul quale i vescovi hanno dimostrato scarsa attenzione – diciamo così- da quando lo propose Bergoglio cinque anni fa, ma riproposto in termini quasi ultimativi qualche settimana fa. 
Tanto che un vescovo che siede nel consiglio permanente della Cei, l’arcivescovo di Torino, Nosiglia, ha detto in un’importante intervista a Radio in Blu che lui chiederà, a marzo, ai suoi colleghi del Consiglio Permanente, di incardinare la questione del sinodo al cuore dell’ordine del giorno dell’Assemblea Plenaria in programma in primavera. 
“Il punto non è convocare un sinodo per parlare tra di noi, il papa ci chiede una vera riforma della Chiesa, che è urgente”, ha scandito l’autorevole esponente della Chiesa italiana già ai tempi di Ruini. Una riforma che, attraverso l’esperienza mai tentata del sinodo italiano, metterà al centro il laicato cattolico. Sarebbe stato interessante capire se Sua Eminenza il cardinal Ruini sia dello stesso avviso. 
Ma più che del presente con lui nel suo novantesimo si è preferito parlare del passato e così è emersa una novità:  il cardinale rimane convinto di aver fatto bene, sebbene con sofferenza, a negare il funerale cattolico al cattolico Welby.  Non si è capito però perché, visto che Welby rinunciò alla ventilazione artificiale, e  la dottrina cattolica proibisce espressamente di interrompere alimentazione e idratazione, ma non la ventilazione. La possibilità di un chiarimento, ancora attuale visto che la Chiesa non accetta l’accanimento terapeutico, è andata persa.

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