Le figuracce di Cremona e della sanità lombarda sono sotto gli occhi di tutti e Bertolaso prova a risollevare la situazione, partendo dalla società e dall’app di tracciamento per i vaccini ‘Made in Lombardia’: “Mi ero accorto che qualcosa in Aria non funzionava il giorno che abbandonarono 300 anziani convocati per errore… Era un sistema che funzionava male e andava cambiato: siamo atterrati su Marte, non possiamo non gestire delle prenotazioni via sms”.
L’ex capo della Protezione Civile ed ex consulente di Fontana prosegue:
“L’emergenza sanitaria non può avere bandiere… Nessuno crede che in questo Paese si possa seguire un ideale comune. Fra poche settimane dovremo far convivere tre diversi vaccini. Una grande risorsa, ma anche un rischio di ingolfamento pratico. Posso promettere che entro l′11 aprile tutti gli over 80 saranno vaccinati. Il piede è sull’acceleratore. Ma già ora in Lombardia sono stati vaccinati un quinto del totale italiano: stiamo rispettando le proporzioni. I numeri non si possono manipolare”.
E sulla promessa di vaccinare tutti i lombardi entro giugno:
“Ci metto la faccia”.
“Qui non sono nessuno: non posso firmare un pezzo di carta, non posso stanziare un euro”, sottolinea Bertolaso a chi gli ricorda che qualcuno sperava gli fossero affidati super-poteri.
“Dovrei stare all’ultimo piano di Palazzo Lombardia a dire cosa mi sembra giusto o sbagliato. Invece sono qui a incastrare numeri. A rispondere ai cittadini. Con un po’ di autorevolezza, ma senza autorità”.
Infine, a chi spera in una sua ipotetica candidatura a sindaco di Roma, il consulente per la campagna vaccinale lombarda replica:
“Sarebbe un sogno, ma sono vecchio ed esausto per questo sforzo. Finito di vaccinare l’ultimo lombardo torno negli spogliatoi e ricomincio a fare il nonno”.
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