L’operato del Governo è stato fortemente messo in discussione da Massimo Galli: il direttore delle Malattie infettive al “Sacco” di Milano ha messo in allarme sulle possibili conseguenze delle riaperture pianificate dal 26 aprile.
“Draghi non ne ha azzeccata una”.
“Il punto è che con l’annuncio di venerdì è stato dato un messaggio di “liberi-tutti” che proprio non ci potremmo ancora permettere. Almeno fino a una migliore copertura dei settantenni con la prima dose e degli ottantenni con la seconda. Mi sembrano obiettivi ancora lontani”.
Massimo Galli ha giudicato troppo entusiastici i toni utilizzati per parlare di ripartenze. Ed ha avvertito:
“A me piacerebbe tantissimo far parte della schiera che pensa l’Italia sia messa benissimo, ma purtroppo non è così. Temo la diffusione dell’infezione. Abbiamo per mesi giocato coi colori e in Sardegna abbiamo recentemente visto il risultato più impietoso passando in pochissimo tempo dal “bianco” al “rosso”. E ora eccoci qui a dare un segnale di riapertura generalizzata mentre le infezioni attive nel Paese sono tra il mezzo milione e il milione. E queste sono stime conservative: non tutti i positivi fanno il tampone e scoprono di esserlo”.
Sui vaccini:
“Da qui al 26 aprile al trotto attuale avremo tre milioni e mezzo di nuovi vaccinati a esagerare, quindi 17 milioni in tutto. Il che significa non arrivare neppure a trenta dosi ogni cento persone. Per capirci, nel Regno Unito sono a sessanta dosi ogni cento persone. E risultati importanti si ottengono quando vengono superate le cento dosi ogni cento persone perché vuol dire che si è già partiti con i richiami”
In particolare la riflessione su Astrazeneca “abbiamo avuto un allineamento passivo su posizioni internazionali che non ci potevamo permettere visto lo stato della diffusione del contagio in Italia”.
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