Sciagura del Mottarone la procuratrice: "Ci saranno nuovi avvisi di garanzia"
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Sciagura del Mottarone la procuratrice: "Ci saranno nuovi avvisi di garanzia"

Olimpia Bossi: "Devo ancora chiarire con il consulente o i consulenti tecnici quali saranno le modalità di esecuzione degli accertamenti"

La procuratrice Olimpia Bossi
La procuratrice Olimpia Bossi
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31 Maggio 2021 - 10.47


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Le responsabilità principali per il caso della funivia crollata sul Mottarone sono state individuate, ma non è finita qui.

Le indagini vanno avanti e non saranno così semplici, servirà molto tempo prima di accertare le colpe e quello che possiamo fare è aspettarci che tutte le parti in causa facciano un buon lavoro.

“Devo ancora chiarire con il consulente o i consulenti tecnici quali saranno le modalità di esecuzione degli accertamenti e solo dopo farò gli avvisi perché alcuni accertamenti li farò direttamente sul luogo del disastro, ma la maggior parte dopo che sarà rimossa la cabina, operazione non facilissima né rapidissima”, afferma il procuratore capo di Verbania Olimpia Bossi che indaga sulla tragedia del Mottarone.

“Non ho mai detto che a breve ci sarebbero stati nuovi indagati. Ho preso atto delle dichiarazioni rese dai testimoni, ho preso atto delle affermazioni del gip nell’ordinanza e voglio dire che i dipendenti sono stati ascoltati contemporaneamente dai carabinieri di Stresa pertanto non avevamo elementi per sentirli come indagati”, precisa.

Quando il capo servizio Gabriele Tadini confessa di aver manomesso il sistema frenante di sicurezza, l’audizione viene sospesa e lui indagato. Dunque la possibilità di nuovi indagati “esiste in tutte le attività di indagine, non ho detto che è una certezza”. 

Il procuratore capo di Verbania non si sente sconfitta dopo la decisione del gip che ha concesso i domiciliari per Tadini e ha rimesso in libertà il gestore dell’impianto Luigi Nerini e il direttore di esercizio Enrico Perocchio.

“L’impianto accusatorio inteso come qualificazione giuridica del fatti non solo resta invariata ma è avallata dal giudice, mi riferisco in particolare all’ipotesi dolosa di rimozione dei dispositivi di sicurezza che è stata riconosciuta. E da lì che ripartiamo. Se per il giudice non c’erano indici sufficienti in quel momento, i tre restano indagati e la nostra attività di ricerca delle prove va avanti”, conclude il procuratore capo Olimpia Bossi. 

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