Uccise il padre per difendere la madre. Il fratello: "Mio padre era un diavolo"
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Uccise il padre per difendere la madre. Il fratello: "Mio padre era un diavolo"

La testimonianza di Loris Pompa al processo a Torino che vede imputato per omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela il fratello Alex

Il Tribunale di Torino
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8 Luglio 2021 - 14.10


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La vicenda del ragazzo che ha ucciso il padre per difendere la mamma è finita in tribunale. “Ero sotto choc, pietrificato”. È la frase che Loris Pompa ripete diverse volte durante l’interrogatorio al processo a Torino che vede imputato per omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela il fratello Alex, lo studente di 19 anni che il 30 aprile dello scorso anno uccise a Collegno (Torino) il padre, Giuseppe, 52 anni, con 34 coltellate, per difendere la madre, nel corso di una violenta aggressione da parte dell’uomo.
Loris racconta la sua versione dei fatti, mentre il pm Alessandro Aghemo gli contesta differenze tra quanto raccontato dopo l’omicidio e oggi in aula. “Ero sotto choc. Ho dei flash – ha detto ai giudici il fratello dell’imputato – vedo mio padre che va verso la cucina, Alex che lo anticipa spingendolo via, prendere un coltello a punta tonda. Poi ricordo mio padre con in mano un coltello e ho sentito un tonfo. Non ricordo più nulla”. Ha sostenuto di non sapere dove il fratello colpì il padre. A verbale aveva invece affermato che il fratello lo aveva fatto alla schiena. Alex, secondo gli inquirenti, ha colpito il padre con sei coltelli differenti.
“La nostra missione da quando siamo nati è stata quella di difendere nostra madre da nostro padre”. Loris Pompa, il fratello di Alex a processo per l’omicidio del padre, ricorda il clima di terrore in cui vivevano in casa lui, il fratello e la madre, per i continui atteggiamenti violenti della vittima. “Casa nostra era diventata la nostra tomba”, ha affermato in aula. “Quella sera urlava che ci avrebbe ammazzato e avrebbe fatto sparire i nostri corpi in un fosso – ha raccontato – faceva paura, sembrava un diavolo”. Urla e insulti sono stati sentiti in aula attraverso la riproduzione delle registrazioni fatte dai ragazzi dal 2018 durante i violenti litigi. “Lui non doveva vedere mia madre. Aveva lo stesso effetto di quando un toro vede rosso”, sottolinea Loris.
“Quella sera mia madre è stata aggredita subito, appena entrata in casa”, ha raccontato il fratello di Alex Pompa. “Era perseguitata da mio padre che era arrivato al punto per gelosia di telefonarle anche 100 volte”. Nei vocali, ascoltati in aula, la vittima Giuseppe Pompa accusa la moglie di dare confidenza ad altri uomini sul posto di lavoro. “Ti aggiusto io”, “Ti spacco quella testa” si sente dire spesso dall’uomo, che continua ad insultare la donna e i figli. “Era sempre ubriaco. La sera si chiudeva in cucina e si rifugiava nell’alcol”, ha detto Loris, aggiungendo: “Noi figli per lui eravamo un ostacolo perché voleva distruggere mia madre”. La Corte ha poi acquisito la richiesta dei due fratelli di cambiare il proprio cognome.

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