Tra Quirinale e Sanremo, troviamo il tempo di parlare dei poliziotti che spaccano la testa ai nostri studenti?

I gravi scontri di Roma, Torino e Milano, passati pressoché sotto silenzio e snobbati dai principali telegiornali del paese sono un insulto agli studenti che da questa esperienza stanno imparando che il loro posto, in Italia, è dall’altro di un manganello

Tra Quirinale e Sanremo, troviamo il tempo di parlare dei poliziotti che spaccano la testa ai nostri studenti?
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Giuseppe Cassarà Modifica articolo

1 Febbraio 2022 - 17.58


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Le reazioni ci sono state e qualcuno si è anche mosso, come Sinistra Italiana. Ma l’indifferenza in cui sta scivolando la violenta repressione della polizia sulle manifestazioni degli studenti in seguito alla morte di Lorenzo Parelli è grave, considerato che avviene mentre le più alte cariche politiche si danno le pacche sulla spalla a vicenda per aver costretto Mattarella a rimanere al Quirinale. 

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Prima che il Festival di Sanremo disintegri completamente l’attenzione degli italiani per qualsiasi altro argomento, sarebbe il caso di fare il punto. Come scrive Selvaggia Lucarelli su Domani, ci sono “una ragazza di 18 anni con un’anca rotta. Una di 14 con sei punti in testa. Un ragazzo in ospedale con un’emorragia cerebrale. Una sedicenne di Milano costretta a siringhe di anti-dolorifico per gli ematomi alle gambe”. 

I gravi scontri di Roma, Torino e Milano, passati pressoché sotto silenzio e snobbati dai principali telegiornali del paese sono un insulto agli studenti che da questa esperienza stanno imparando che il loro posto, in Italia, è dall’altro di un manganello. E che protestare per la morte di un loro coetaneo avvenuta a causa di quello schiavismo legalizzato che si chiama alternanza scuola lavoro ha come unica risposta botte e silenzio. Botte a chi, da oltre due anni, patisce più di altri una tragedia che ha sconvolto le vite di tutti e rubato anni preziosi a chi è entrato nella pandemia da adolescente e ne uscirà (speriamo) da giovane adulto. 

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Nel silenzio generalizzato, la polizia la fa da padrone. “Avevano superato il limite” dice Girolamo Lacquaniti, portavoce dell’associazione nazionale dei funzionari di polizia. I video, che il web ha raccolto, raccontano un’altra storia. Raccontano di ragazzi manganellati quando già a terra e disarmati e di interlocutori inesistenti a una domanda che gli studenti italiani stanno urlando: si può morire a diciotto anni in questo modo? 

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