Quello "strano" ponte aereo tra Italia e Polonia. I pacifisti chiedono trasparenza. Il Parlamento non ha nulla da dire?
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Quello "strano" ponte aereo tra Italia e Polonia. I pacifisti chiedono trasparenza. Il Parlamento non ha nulla da dire?

Fonti di stampa hanno dato notizia che due C-130J “Hercules” dell’Aeronautica militare italiana sono partiti nei giorni scorsi dall’aeroporto di Pisa diretti allo scalo polacco di Rzeszow/Jasionka, a un centinaio di chilometri dalla frontiera ucraina.

Quello "strano" ponte aereo tra Italia e Polonia. I pacifisti chiedono trasparenza. Il Parlamento non ha nulla da dire?
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

8 Marzo 2022 - 14.38


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La trasparenza è un valore assoluto. E lo è tanto più quando si tratta di operazioni militari in tempo di guerra. E’ la storia di quello “strano” ponte aereo tra Italia e Polonia

Trasparenza in volo

A darne conto, con la consueta precisione documentale, è la Rete Italiana Pace e Disarmo (Ripd).

Fonti di stampa hanno dato notizia che due C-130J “Hercules” dell’Aeronautica militare italiana sono partiti nei giorni scorsi dall’aeroporto di Pisa diretti allo scalo polacco di Rzeszow/Jasionka, a un centinaio di chilometri dalla frontiera ucraina. La rete degli spotter ha segnalato inoltre altri voli militari partiti dall’Italia.

Secondo una nostra ricostruzione, quello in corso sembra configurarsi come un vero e proprio “ponte aereo” militare internazionale verso la base di Rzeszow, nella Polonia orientale, dove già dai primi di febbraio opera un comando logistico USA. Su Rzeszow stanno convergendo aerei provenienti anche da altri paesi, in particolare dalla Gran Bretagna, dalla Francia, dal Belgio, dalla Spagna, dal Canada.

Per quanto riguarda l’Italia, si tratta di un rapido incremento dei voli giornalieri dell’Aeronautica Militare a destinazione Rzeszow, che ha riguardato anche l’impiego di velivoli normalmente di stanza a Pratica di Mare e Grosseto:

PartenzaArrivoVoloSiglaTipo
Pisa, mar. 1.3.22Constanta, mar. 1.3.22, 20:17 EET, poi a Rzeszow/Jasionka, 2.3.22 (?)IAM4679MM62178C-130J Hercules
Pisa, merc. 2.3.22, 12:57Rzeszow/Jasionka, 2.3.22, 15:28IAM4663MM62177C-130J Hercules
Pisa, gio. 3.3.22, 16:55Rzeszow/Jasionka, 3.3.22, 18:38IAM1430MM62227Boeing KC-767A
Pisa, gio. 3.3.22, 18:00Rzeszow/Jasionka, 3.3.22, 19:51IAM1430MM62229Boeing KC-767A
Pisa, ven. 4.3.22, 11:16Rzeszow/Jasionka, 4.3.22, 12:41IAM1412MM62227Boeing KC-767A
Pisa, ven. 4.3.22, 13:11Rzeszow/Jasionka, 4.3.22, 15:45IAM4664MM62177C-130J Hercules
Pisa, ven. 4.3.22, 22:27Rzeszow/Jasionka,  5.3.22, 00:02IAM1425MM62227Boeing KC-767A
Pisa, sab. 5.3.22, 9:09Rzeszow/Jasionka, 5.3.22, 11:00IAM1420MM62227Boeing KC-767A
Pisa, sab. 5.3.22, 14:04Rzeszow/Jasionka, 5.3.22, 15:50IAM4675MM62177C-130J Hercules
Pisa, sab. 5.3.22, 21:48Rzeszow/Jasionka, 5.3.22, 23:39IAM1421MM62227Boeing KC-767A
Pisa, dom. 6.3.22, 10:08Rzeszow/Jasionka, 6.3.22, 11:53IAM1423MM62227Boeing 767-200
Pisa, dom. 6.3.22, 13:19Rzeszow/Jasionka, 6.3.22, 16:17IAM4676MM62177C-130J Hercules
Pisa, dom. 6.3.22, 20:59Rzeszow/Jasionka, 6.3.22, 22:44IAM1424MM62227Boeing 767-200

Richiesta al Parlamento

In considerazione dell’impiego di personale militare italiano nel trasporto di materiali militari per il conflitto in corso in Ucraina, tra Paesi non appartenenti alle alleanze militari che impegnano il nostro Paese, la Rete Italiana Pace e Disarmo, l’Osservatorio permanente sulle armi leggere e le politiche di sicurezza e difesa (OPAL) e The Weapon Watch chiedono al Governo di comunicare al Parlamento tutte le operazioni in corso informando riguardo alle tipologie di materiali militari che vengono inviati in Polonia e i destinatari e utilizzatori finali ucraini di tali materiali militari.

Invitano inoltre deputati e senatori a esercitare il diritto-dovere di controllo, attraverso apposite interpellanze, per essere informati dal Governo sulle attività militari che il nostro Paese sta compiendo e che possono configurare una partecipazione al conflitto in corso in Ucraina.

Chiedono, inoltre, al Governo italiano di includere tra le sanzioni verso la Federazione Russtutte le armi e munizioni anche quelle classificate di “tipo comune”,non soggette all’embargo di materiali militari dell’Unione Europea in vigore dal 1° agosto del 2014 e di farsi promotore di questa iniziativa a livello comunitario affinché sia al più presto adottata da tutti i paesi dell’Unione. Armi e munizioni di tipo comune continuano, infatti, ad essere inviati in Russia: queste tipologie di armi e munizioni non riguardano solo quelle per l’attività sportiva o venatoria, ma comprendono armi semiautomatiche e relativo munizionamento utilizzato da corpi para-militari, da compagnie di sicurezza privata e mercenarie.

Ribadiscono la più ferma condanna per l’aggressione militare della Federazione Russa all’Ucraina, la contrarietà all’invio di armi e materiali militari alle forze armate e a civili ucraini e ad ogni contributo, diretto o indiretto, di tipo militare del nostro Paese che riguardi il conflitto in corso.

Esprimono la massima solidarietà alle popolazioni coinvolte nel conflitto e sostengono tutti gli sforzi della società civile pacifista e dei lavoratori e lavoratrici in Russia e in Ucraina che si oppongono alla guerra con gli strumenti della nonviolenza.

La risoluzione del conflitto è possibile solo con la “neutralità attiva”, attivando tutti gli strumenti diplomazia ufficiale e popolare, con la pressione internazionale, il disarmo, il sostegno alle forme di trasformazione nonviolenta dei conflitti, il superamento delle attuali alleanze militari, l’opposizione alla militarizzazione e soprattutto proteggendo le persone che sono le principali vittime di ogni guerra”.

Una richiesta che s’inquadra nel “manifesto” sulla neutralità attiva che ha dato sostanza e visione strategica alla manifestazione pacifista di sabato scorso a Roma.

Di seguito alcuni capitoli.

Una nuova alleanza

Questa ennesima crisi sfociata in una nuova guerra, dopo la Jugoslavia, l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia, la Siria non ci segnala forse con forza che è giunto il momento di sciogliere le alleanze militarie ripensare la mission dell’Alleanza Atlantica trasformandola in un’alleanza di cooperazione tra l’Europa e le Americhe per lo sviluppo sostenibile e per la pace nel mondo?

Paradossalmente sarebbe più coerente con i nostri principi e valori, più utile per affrontare le sfide che abbiamo di fronte: il cambiamento climatico, la transizione ecologica, le diseguaglianze economiche e sociali, l’Agenda 2030, le migrazioni forzate.Perché non investire in cooperazione, in ricerca ed investimenti civili, parte di quei 1.100 miliardi di dollari di spesa militare che annualmente i paesi della NATO destinano alla difesa armata e a nuovi sistemi di arma?

La Russia considera una minaccia alla propria sicurezza nazionale l’allargamento a est della NATO. Non a caso, come emerso dai documenti de-secretati dal Regno Unito, nel 1991 durante i colloqui per la dissoluzione dell’URSS fu preso l’impegno da parte del campo occidentale di non ampliare l’Alleanza atlantica ad est. Cosa invece avvenuta, con l’adesione di Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, repubbliche Baltiche e con il progetto di annettere anche Georgia ed Ucraina. Lasciando invece, come zona cuscinetto, il solo caso della Finlandia.

Cooperazione e solidarietà

Come è possibile la costruzione di una Europa con “sicurezza condivisa” tra e per tutti gli Stati ed i popoli, come auspicava lo svedese Olof Palme, se si continua con questa politica di contrapposizione militare che, vista dall’altra parte, è sinonimo di accerchiamento, di minaccia alla propria sicurezza? Se l’Europa non riuscirà a rompere questo paradigma bloccato nella visione bipolare del mondo, dove il nemico e la minaccia è costituita da un altro Stato, da un’altra società con cui si disputa l’egemonia ed il dominio del pianeta, continueremo tutti quanti a scivolare inesorabilmente nel declino e nell’autodistruzione, ripetendo il giro di valzer del Titanic.

La strada è tracciata ed è quella della cooperazione, degli investimenti, dei contratti e del commercio equo, della mobilità, degli scambi, della solidarietà, del disarmo climatico, della neutralità attiva per costruire un’Europa di benessere, di sicurezza, di cooperazione, nel rispetto delle diversità. Solo così si potrà vivere in pace. 

È tempo di prendere atto che la pace e la sicurezza condivisa va costruita con politiche economiche, sociali, ambientali improntate sulla cooperazione tra Stati e con una visione universale (dirittiuniversali) e di lungo periodo (consegnare il pianeta in condizioni migliori di come lo abbiamo ricevuto).Occorre decidere cosa produrre e come produrre. Occorre saper dire dei No e dei Sì in modo coerente con principi e valori universali. Occorre fermare la spirale che porta alle tensioni, alle provocazioni ed alle guerre. Bisogna partire da una riduzione della spesa militare, con conseguente spostamento di risorse, per garantire una vera sicurezza per tutti e quindi “preparare la pace con la pace”. Ed è inoltre importante che si decida strategicamente di investire sull’autosufficienza e sostenibilità energetica fondate su sviluppo delle rinnovabili, con promozione di politiche di efficienza e innovazione industriale per rompere il perverso legame fra dipendenza da fonti fossili dall’estero e rapporti di forza nelle relazioni internazionali.

Neutralità attiva

Per tutto ciò dire “No alla guerra” è necessario ma non sufficiente: occorre prendere posizioneI partiti e le istituzioni se si dichiarano per la pace e contro la guerra devono agire di conseguenza, con coraggio e determinazione aprendo un dibattito sul ruolo e sulla mission dell’Alleanza Atlantica, con una riforma e trasformazione profonda della Nato e sulla necessità di assumere una posizione di neutralità attiva ancorata al diritto internazionale ed alle Nazioni Unite, e dunque impegnandosi ora e subito: Per una reale de-escalation del conflitto; per sostenere la neutralità dell’Ucraina come parte del processo di distensione regionale; per coinvolgere la società civile e la popolazione di tutte le regioni coinvolte nelle decisioni sulle possibili vie di uscita da questa crisi: l’elaborazione di un percorso di pace non può essere affidata alle sole diplomazie governative, ma deve prendere in considerazione l’apporto delle comunità locali; per attivare un programma di cooperazione e di sostegno alla popolazione ucraina al fine di affermare il pieno diritto di autodeterminazione e di integrazione nello spazio (civile) europeo; per attivare un dialogo diretto tra le istituzioni europee, a partire dal Consiglio d’Europa, all’Unione Europea e la Federazione Russa, in una logica di sicurezza condivisa, di cooperazione e di promozione dei diritti umani e della democrazia; per sostenere la convivenza pacifica tra le diverse comunità e popolazioni contrastando nazionalismi, populismi e derive xenofobe che sfociano in nuove forme di fascismo e di autoritarismo: per ribadire l’inviolabilità dei confini riconosciuti internazionalmente e l’illegalità di ogni tipo di annessione e di occupazione militare e civile di territori oggetto di contenzioso giuridico.

Un manifesto che congiunge denuncia e proposta, idealità e concretezza. E’ la diplomazia dal basso. Quella che più ci pace.

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