Ad annunciare il ritorno alla normalità è stato l’assessore all’Ambiente dell’Emilia-Romagna, Irene Priolo, in una conferenza stampa sul tema.
“Ci risiamo, il solito terrorismo mediatico”, commenta un riminese. “È strano perché le fogne sono chiuse, non ci sono stati scarichi in mare”, prova a rassicurare un operatore balneare che ha letto la notizia. “Sembra sia causa del riscaldamento globale”, afferma un bagnante che riporta l’ipotesi più accreditata al momento tra gli esperti.
Del resto la città era abituata ai divieti di balneazione per il rischio batterico prima della recente riqualificazione delle fogne. Anche in quel caso, dopo le piogge e la conseguente apertura degli sfioratori a mare, centinaia e centinaia di bagnanti non curanti della bandiera rossa si tuffavano in acqua.
Escherichia coli è un indicatore ormai ben consolidato di rischio per la salute, la sua concentrazione nelle acque rappresenta un indice per stimare il reale rischio igienico-sanitario delle acque: quando la sua presenza aumenta oltre i limiti, infatti, vi è il rischio concreto che in acqua vi siano altri patogeni molto pericolosi batteri come le salmonelle, campylobacter, i virus delle epatiti, norovirus, rotavirus. Per questo è fondamentale rispettare i divieti di balneazione. È quanto sottolineato in un commento da Patrizia Laurenti, associato di Igiene presso l’Università Cattolica di Roma. “Il superamento dei limiti – spiega – rende le acque non balneabili in base alla legge vigente perché le concentrazioni di Escherichia sono usate come parametro che ci dà informazione sulla effettiva sicurezza igienico-sanitaria delle acque”. “Escherichia, ribadisce Laurenti, è un indicatore del rischio di presenza di altri patogeni con lo stesso circuito di trasmissione oro-fecale”. Il livello di questo indicatore si può alzare per difetti di depurazione delle acque di scarico o per condizioni ambientali (come le alte temperature) che fanno aumentare la carica batterica”.
La situazione è “anomala” per Arpae secondo la quale “le ipotesi possibili sono rappresentante da un insieme di eccezionali condizioni meteorologiche che, sommandosi, possono aver avuto un effetto particolarmente impattante sulla composizione delle acque marine”. I campionamenti sono in corso e hanno già dato qualche responso positivo, tanto che 6 zone di mare, nell’area di Rimini, Cervia e Bellaria-Igea Marina sono rientrate nei limiti normativi. Il comune di Rimini, però, ha messo a disposizione le proprie analisi che non rivelerebbero alcun superamento dei limiti di legge.