È stata licenziata la maschera del Teatro alla Scala che, lo scorso 4 maggio, durante l’ingresso della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel palco reale, aveva urlato “Palestina Libera”. A darne notizia è il sindacato Cub del Piermarini, che ha diffuso una dura nota contro la decisione della direzione del teatro.
“È arrivato il verdetto ghigliottina della direzione nei confronti della giovane donna del personale di sala che dalla prima galleria ha urlato ‘Palestina libera’ prima del concerto del 4 maggio, all’ingresso di Giorgia Meloni in palco reale”, scrive il sindacato.
Il provvedimento di licenziamento è stato firmato dal sovrintendente Fortunato Ortombina. Secondo quanto riportato, il motivo della sanzione sarebbe la violazione degli ordini di servizio e la conseguente perdita di fiducia da parte dell’ente. Ma il Cub replica duramente: “Evidentemente per la direzione la giovane ha detto qualcosa da punire severamente. Nel provvedimento di licenziamento, firmato dal sovrintendente Fortunato Ortombina, viene sottolineato che ha tradito la fiducia disobbedendo a ordini di servizio ma a noi vien da dire che lei ha dato retta alla sua coscienza. L’obbedienza non è più una virtù, così come scrisse Don Milani”.
Il sindacato accusa la direzione del Teatro di aver agito per compiacere il governo: “A Giorgia Meloni la direzione del Teatro per compiacenza offre la testa della ribelle che intendeva denunciare il silenzio complice del suo governo verso il genocidio che si compie tutti i giorni a Gaza – proseguono -. Metteremo in campo tutte le azioni sindacali per difendere questa coraggiosa ragazza a cui va la nostra massima solidarietà. Difenderemo il diritto al lavoro e il diritto a manifestare il proprio pensiero. In questo Teatro – concludono – sembra di assistere al restringimento di tutti gli spazi democratici in sintonia col decreto sicurezza che il governo ha appena sfornato”.
Il caso ha suscitato reazioni anche sul fronte politico e istituzionale. Il sindaco di Milano e presidente della Fondazione Teatro alla Scala, Giuseppe Sala, ha dichiarato: “Non ne ho parlato con il sovrintendente, voglio parlare con lui e capire le ragioni”.
Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale della Lombardia, ha parlato di misura eccessiva: “Mi pare un provvedimento assolutamente spropositato. Vogliamo vederci chiaro e comprendere esattamente la reale dinamica dei fatti. Non mi permetto di entrare nel merito di valutazioni che non spettano a me, tuttavia, mi chiedo cosa possa essere accaduto per giustificare una decisione tanto drastica”.
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