Studenti italiani bloccati dalle nuove restrizioni sui visti: borse a rischio per colpa della xenofobia di Trump
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Studenti italiani bloccati dalle nuove restrizioni sui visti: borse a rischio per colpa della xenofobia di Trump

A causa delle nuove restrizioni temporanee imposte dalle autorità statunitensi, centinaia di studenti italiani selezionati per programmi accademici negli Usa rischiano di dover rinunciare alle loro borse di studio.

Studenti italiani bloccati dalle nuove restrizioni sui visti: borse a rischio per colpa della xenofobia di Trump
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11 Giugno 2025 - 23.17


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A causa delle nuove restrizioni temporanee imposte dalle autorità statunitensi, centinaia di studenti italiani selezionati per programmi accademici negli Usa rischiano di dover rinunciare alle loro borse di studio. Le ambasciate statunitensi, tra cui quella di Roma, hanno sospeso dal 28 maggio la programmazione di nuovi colloqui per il rilascio dei visti F, M e J, necessari per frequentare corsi estivi, programmi di scambio e tirocini accademici finanziati da fondi internazionali.

Tra questi studenti c’è Maurizio (nome di fantasia per evitare rappresaglie, ndr), iscritto all’ultimo anno di Business Administration in una prestigiosa università privata italiana a orientamento internazionale. Dopo aver vinto una borsa di studio per un programma di imprenditoria negli Stati Uniti della durata di un mese, Maurizio aveva già comprato il biglietto aereo, pagato l’assicurazione e presentato tutta la documentazione necessaria. Ora, però, il sogno rischia di infrangersi contro la nuova stretta amministrativa introdotta dal Dipartimento di Stato su impulso dell’amministrazione Trump.

Le restrizioni attuali derivano da una serie di direttive di sicurezza ereditate dall’amministrazione Trump, in particolare per il potenziamento dei controlli sui social media e i visti per studenti stranieri, con particolare attenzione a programmi brevi e sponsorizzati da enti privati. Tali misure, prorogate nel tempo, si inseriscono in una visione più ampia di sicurezza nazionale che considera potenzialmente sensibili anche i percorsi di studio e ricerca a breve termine.

La sospensione dei colloqui riguarda anche il visto J, destinato a programmi di scambio e formazione non accademica, e lascia in bilico centinaia di studenti già selezionati, molti dei quali avevano già pianificato e finanziato il proprio soggiorno negli Usa. Si tratta di giovani che hanno vinto bandi competitivi, con progetti riconosciuti da università americane e istituzioni culturali internazionali.

In diversi casi, come quello di Maurizio, le spese anticipate non saranno rimborsabili. E le scadenze per l’inizio dei programmi rendono improbabile qualsiasi rinvio. Le università italiane coinvolte hanno lanciato un appello al Ministero degli Esteri e alle autorità statunitensi, ma al momento nessuna soluzione è stata trovata.

È l’effetto paradossale e distruttivo di una visione ideologica che, nel nome della sicurezza, arriva a sabotare la cooperazione educativa internazionale. A farne le spese sono i giovani più brillanti e motivati, penalizzati non da carenze personali ma da una macchina amministrativa piegata a logiche propagandistiche e di chiusura.

La vicenda di Maurizio non è un caso isolato, ma un esempio di ciò che sta accadendo a decine di studenti in tutta Italia. Una generazione che, nonostante impegno e merito, oggi si trova a pagare il prezzo di politiche miopi e punitive.

Per questo motivo, molti aspettano che il governo italiano intervenga con urgenza presso l’ambasciata statunitense e il Dipartimento di Stato per chiedere chiarimenti, sollecitare la riapertura dei colloqui e proteggere il diritto allo studio e alla mobilità internazionale. È in gioco non solo il futuro di singoli studenti, ma la credibilità di un intero sistema accademico che ha sempre fatto della cooperazione transatlantica un punto di forza.

Serve una risposta istituzionale forte, chiara e immediata. In gioco non c’è solo un visto, ma un principio fondamentale: che il merito e la conoscenza non debbano mai fermarsi davanti a una frontiera chiusa per ideologia.

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