Breve storia: il 28 ottobre 1940 Mussolini, senza consultare Hitler, ordinò l’invasione della Grecia partendo dalle basi in Albania. L’offensiva si trasformò ben presto in un disastro: l’esercito italiano, male equipaggiato e colpito dal rigido inverno balcanico, venne respinto dalle truppe greche che avanzarono fino in territorio albanese. Alla fine del 1940 la posizione italiana appariva critica, con pesanti perdite e il morale in calo.
Solo l’intervento della Germania, nell’aprile 1941 con l’Operazione Marita, rovesciò la situazione: l’esercito greco fu sconfitto e Atene occupata dai tedeschi, che liberarono anche le divisioni italiane ormai in difficoltà. Nonostante ciò, Mussolini attribuì la vittoria esclusivamente all’Italia, celebrando in Parlamento il “trionfo” fascista.
La propaganda fu subito smascherata da Churchill, che in un discorso radiofonico del 27 aprile 1941 ridicolizzò il duce definendolo uno “sciacallo frustato” al fianco della “tigre tedesca”. La vicenda mise in luce la crescente dipendenza dell’Italia dall’alleato nazista e il divario tra retorica mussoliniana e realtà militare.
Ossia Mussolini era un vassallo di Hitler che si fregiava di meriti inesistenti.
Disse Churchill: «Oso dire che avrete letto sui giornali che, con un proclama speciale, il dittatore italiano ha congratulato l’esercito italiano in Albania per i gloriosi allori conquistati con la loro vittoria sui greci. Qui, senza dubbio, si è stabilito il record mondiale nel campo del ridicolo e dello spregevole. Questo sciacallo frustato (frustato nel senso che le aveva prese, ndr), Mussolini, che per salvare la propria pelle ha reso tutta l’Italia uno stato vassallo dell’Impero di Hitler, si avvicina saltellando al fianco della tigre tedesca con latrati non solo di appetito – cosa che si potrebbe comprendere – ma persino di trionfo. Sono certo che i milioni e milioni di persone nell’Impero britannico e negli Stati Uniti troveranno un nuovo stimolo alla vita nell’assicurarsi che, quando arriverà la resa dei conti finale, questo impostore sia abbandonato alla giustizia pubblica e al disprezzo universale.»
Chissà perché tutta questa storia ci ricorda qualche ‘vizietto’ ancora attuale che ammorba la politica ieri come oggi.