Terremoto 2016: a Visso ricostruzione “a due velocità” nell’incognita della vita sociale

Molti cantieri privati nell’area moderna. Nel centro storico aperto un tunnel a pochi giorni dal voto marchigiano. Le testimonianze: fiducia, dubbi sul futuro e chi non ritrova il “suo” borgo. La crisi economica regionale

Terremoto 2016: a Visso ricostruzione “a due velocità” nell’incognita della vita sociale
Visso, gru con cantiere, a destra il campanile della Collegiata nel centro storico, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani
Preroll AMP

Stefano Miliani Modifica articolo

25 Settembre 2025 - 11.07 Giornale dello Spettacolo


ATF AMP

In un’accogliente pizzeria di Visso un gruppo di lavoratori cena e discorre in napoletano. Nel borgo nel maceratese, incastonato nella valle del fiume Nera nell’incantevole Parco nazionale dei Monti sibillini, lavorano nei cantieri privati che ristrutturano o costruiscono le case che le scosse di terremoto del 2016 (il 24 agosto prima, il 26 e 30 ottobre fino all’inizio del 2017 poi) avevano sbriciolato o reso inagibili. A confronto con il 2023 nel paese moderno a fine agosto 2025 le gru in attività e gli operai (senza casco almeno quelli fotografati in un cantiere) sono davvero numerosi e diverse case sono abitate. Pende una duplice domanda: come ricomporre la vita collettiva di comunità sparpagliate. E se lo spopolamento debba essere “irreversibile” come aveva scritto, e poi cancellato, il piano “Psnai” per le aree interne varato dal governo in primavera.

Top Right AMP
Visso, piazza dei Martiri vissani nel centro storico; a destra la Collegiata, a sinistra dietro i teli Sant’Agostino, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Nel nucleo antico si entra solo autorizzati perché zona rossa. Tanti gli edifici puntellati. La torre sovrastante resta ingabbiata e immobile anche se, riferiva Serenella Bettin sul Fatto quotidiano del 31 agosto, nel 2023 rientrava in uno stanziamento di quasi quattro milioni insieme alle mura e ad alcuni interventi privati. Teli bianchi slabbrati coprono il complesso di Sant’Agostino in piazza dei Martiri Vissani: dal 2004 al 2016 il suo museo accanto alla Collegiata di Santa Maria custodiva tra l’altro manoscritti autografi di Leopardi, incluso “L’infinito”, oggi riposti al sicuro in una banca.
A Monia Orazi sul Corriere adriatico del 28 agosto la sindaca Rosella Sensi, l’imprenditrice romana già presidente della Roma calcistica, ha detto: “Per farli tornare dobbiamo avere strutture sicure, visto che si tratta di documenti unici e preziosi, da preservare al meglio. Una delle ipotesi, quanto meno temporanea, potrebbe essere una loro collocazione nel museo civico diocesano, vicino alla Collegiata, che potrebbe essere pronto tra due anni. Ma è prematuro sbilanciarsi”.

Visso, il centro storico, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Intanto, riferisce il 23 settembre cronachemaceratesi.it, il Commissario per la ricostruzione Guido Castelli, con Rosella Sensi, d’intesa con l’Ufficio speciale ricostruzione Marche e dopo il parere della soprintendenza di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata, ha inaugurato un tunnel di legno e acciaio costato 491mila euro in via Galliano: lungo 55 metri, scrive il quotidiano maceratese (nel comunicato del Commissario è 60 metri), il passaggio apre un percorso per consentire ai mezzi di entrare e avviare i cantieri per il Palazzo Priori del Comune, i palazzi Varano, dei Governatori e San Giacomo. Iniziano quindi dei lavori pubblici nel centro storico. Il tunnel è stato aperto a pochi giorni dal voto del 28 e 29 settembre nelle Marche.   

Dynamic 1 AMP
Cantieri in corso a Visso, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Nella piazza dell’area moderna una figura della giunta comunale quantifica a voce a globalist.it le ricostruzioni private in corso a luglio: 13 nel perimetro storico, 99 nell’area comunale. Per strada una vivace signora di una certa età esclama di essere troppo infuriata per rilasciare commenti a un cronista.
Una giornalista del territorio, Barbara Olmai, descrive il quadro attuale: “A Visso, come nei comuni maggiormente colpiti, la ricostruzione ha due velocità: una per le abitazioni fuori dal centro storico, più spedita e l’altra nel cuore del paese, più complessa e lunga. A nove anni dal terremoto le gru e le ditte presenti sono aumentate. La vita per i residenti è cambiata. C’è chi vive nelle Sae (le casette “soluzioni abitative d’emergenza”, ndr) ormai da sette anni e più, c’è chi è rientrato a casa, c’è chi ha scelto di vivere in un altro comune in attesa che la sua casa venga ricostruita. Altri si sono oramai stabiliti fuori. A popolare il paese ci sono i lavoratori dei numerosi cantieri. Anche questa situazione è nuova e non è facile l’integrazione sia per i residenti ma anche per gli operai, sia italiani che stranieri. Circa un anno fa in una pizzeria due giovani egiziani di Milano hanno raccontato al mio compagno e a me che dopo il lavoro non sanno cosa fare. C’è da dire che i lavoratori del sisma contribuiscono ad alimentare l’economia del paese”.

Visso, tubazioni per lavori nel centro storico, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Come giudica la ricostruzione nel centro storico, Barbara Olmai? “Non la giudico. La guardo e mi chiedo: quanto tempo occorrerà? Chi ci è nato, o ci ha passato gran parte della vita, finita la ricostruzione sarà avanti con l’età. Chi tornerà a viverci dopo 15 anni (forse) da quando ha dovuto lasciarlo? Ci andranno i più giovani che lì non hanno avuto ricordi diretti ma solo i racconti dei loro familiari? I bambini, che oggi hanno circa 10 anni, non hanno mai visto né vissuto la piazza. Questi giovani che lavoro faranno a Visso? Quante di quelle case diventeranno bed &breakfast, come già sta avvenendo in diversi comuni terremotati e in zone anche fuori dai centri storici, generando luoghi vissuti più dai turisti che dai residenti?”. Interrogativi calzanti.

Cantieri in corso presso il centro storico a Visso, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Secondo Donatella Rosi, dell’Associazione operatori turistici Alto Nera, “rispetto ad altri paesi come ricostruzione generale a Visso siamo messi benino, i cantieri operativi sono tanti, alcuni edifici sono stati recuperati, alcuni residenti sono tornati nella loro casa”. Il centro storico? “È ancora un po’ indietro ma penso sia fisiologico: va tenuto conto dell’età dell’edificato, le costruzioni sono vicine una all’altra, hanno dovuto abbatterne alcune per creare piste di cantiere, la situazione è complicatissima”. La vita sociale? “La popolazione diminuisce ed è difficile ricostruire una comunità prima piuttosto unita. Dopo il sisma c’era un grande bisogno di stare insieme, dopo il Covid l’isolamento è aumentato”. Anche perché molti abitano nelle Sae? “Anche – risponde l’operatrice turistica – Creano poca comunità. Nel paese si vive un po’ in estate la nuova piazza, ma ci si identifica poco come luogo di appartenenza”.

Dynamic 1 AMP
Cantieri in corso presso il centro storico a Visso, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Si sente spaesata Venanzina Capuzi: “Questa ricostruzione, lenta e selvaggia allo stesso tempo, ci sta privando di quel rassicurante senso di appartenenza ai nostri luoghi che il trauma del terremoto non era riuscito a distruggere – riferisce in un post del 27 agosto su Facebook – Io non riconosco più i ‘miei’ luoghi: gru, macerie e case nuove e diverse da come erano, quasi tutte più alte e più grandi. Chi verrà ad abitare queste case, in molti casi anonime come condomini di periferia? Dal momento che i vecchi proprietari, o coloro a cui hanno venduto i loro immobili persino prima che fossero ricostruiti, non torneranno, chi ripopolerà questo paese, che per almeno 10 o 15 anni non avrà un vero centro?”

“Il mio parere qui è controcorrente, sono grata per le casette Sae anche se ci hanno messo tanto a darcele e dovevano durare tre-quattro anni”, commenta Stefania Lapucci incontrata per strada. “Mi aspettavo che per la ricostruzione ci volesse tanto tempo perché ci stanno interessi al contrario. Pensavamo che i politici si prendessero a cuore la nostra terra. Hanno fatto tanto personaggi come Jovanotti o Neri Marcoré, poi tutto si è rallentato”. Lapucci lavora nello stabilimento locale di pizze surgelate: “Il nostro direttore mise soldi suoi per non interrompere il lavoro”.

Cantieri in corso presso il centro storico a Visso, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

“La comunità di Visso, come quelle a ridosso degli Appennini, è composta da tanti anziani con una parte del cuore ferma a un passato che non potrà più tornare – riflette Barbara Olmai –. Dall’altra parte, gli stessi anziani nei villaggi Sae possono stare un po’ più insieme e sono meno isolati rispetto a prima, magari in frazioni con pochi residenti e meno servizi di prossimità. Noto però un grande attaccamento alla comunità, soprattutto di giovani che magari, terminate le scuole dell’obbligo, potranno formarsi in giro per il mondo e tornare per contribuire a farne un luogo bello in cui vivere. Non sarà facile ma la consapevolezza di stare in un posto straordinario, nel cuore del Parco dei Sibillini, aiuta molto. Poi il cambiamento climatico potrebbe portare le persone ad invertire la rotta: non più dall’entroterra verso la costa ma l’esatto contrario”.

Dynamic 1 AMP
La torre sopra il nucleo antico di Visso, fine agosto 2025. Foto Stefano Miliani

Se i cantieri post-sisma aiutano l’economia, il professore di storia economica dell’università per stranieri di Perugia Filippo Sbrana, in un articolo uscito sul Sole24Ore uscito online il 17 e su carta il 18 settembre, registra come la recente inclusione di Marche e Umbria nella “zona economica speciale finora riservata al Sud, la Zes unica” attesti quanto le due regioni “siano ormai assimilabili a un ‘secondo Mezzogiorno’ ”. Dal 2000 – riferisce lo studioso – le Marche hanno visto crollare il proprio Pil pro capite dal 116% della media Ue all’89%: “Il tessuto manifatturiero delle due regioni, formato da piccole e medie imprese distrettuali un tempo capace di adattarsi alle sfide globali, non è riuscito a reggere la rivoluzione digitale”.

In tale scenario, stando all’ “Obiettivo 4” del Piano strategico nazionale delle aree interne – Psnai 2021-2027 varato pochi mesi fa dal governo, le zone interne sono senza prospettive di crescita e vanno accompagnate verso uno “spopolamento irreversibile” salvando i servizi minimi. Quell’ “irreversibile” ha ferito. Dopo che nell’Appennino più sindaci si sono ribellati quel capitolo è sparito. Chissà se pensando anche al voto marchigiano. Voilà: problema risolto.

Terremoto 2016 ad Arquata: una comunità da ricostruire tra arte, cantieri e un’idea per pochi borghi scelti. Il link al reportage:
https://giornaledellospettacolo.globalist.it/saperi/2025/09/06/terremoto-2016-ad-arquata-una-comunita-da-ricostruire-tra-arte-cantieri-e-unidea-per-pochi-borghi-scelti/

Dynamic 1 AMP
FloorAD AMP
Exit mobile version