Tre fratelli fanno esplodere un casolare durante una perquisizione: morti tre carabinieri, quindici feriti

Esplode un casolare nel Veronese: muoiono tre carabinieri, quindici feriti tra le forze dell’ordine. La tragedia a Castel d’Azzano

Tre fratelli fanno esplodere un casolare durante una perquisizione: morti tre carabinieri, quindici feriti
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14 Ottobre 2025 - 11.01


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Tre carabinieri — Marco Piffari e Valerio Daprà, entrambi di 56 anni, e Davide Bernardello, 36 — sono morti in una terribile esplosione avvenuta in un casolare di Castel d’Azzano, in provincia di Verona. L’edificio, completamente distrutto, è crollato travolgendo militari, agenti di polizia e vigili del fuoco. Quindici persone — undici carabinieri, tre agenti e un vigile del fuoco — sono rimaste ferite, ma nessuna è in pericolo di vita. L’esplosione è stata udita a cinque chilometri di distanza.

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L’intervento per lo sgombero

Le forze dell’ordine erano intervenute per eseguire uno sgombero dell’abitazione occupata da tre fratelli: Dino, Maria Luisa e Franco Ramponi. Al momento della deflagrazione, causata con ogni probabilità dagli stessi occupanti, i tre si trovavano all’interno. L’intero edificio, su due piani, è crollato in pochi istanti.

I vigili del fuoco, già presenti sul posto insieme ai sanitari del Suem, sono intervenuti immediatamente per domare le fiamme e soccorrere i feriti. Uno dei carabinieri deceduti è stato estratto dalle macerie.

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I sospetti e i fermi

Dopo l’esplosione, Dino e Maria Luisa Ramponi, rispettivamente di 63 e 58 anni, sono rimasti feriti e fermati dai carabinieri. Sarebbe stata la donna, secondo le prime ricostruzioni, a innescare la deflagrazione, mentre i due fratelli si trovavano in una sorta di cantina. Il terzo fratello, Franco Ramponi, 65 anni, si era allontanato subito dopo ma è stato rintracciato in un terreno di sua proprietà. Non ha opposto resistenza.


Bombole di gas e molotov nell’abitazione

Durante le operazioni di bonifica, i vigili del fuoco hanno rinvenuto bombole di gas e residui di molotov. In tutto, cinque bombole sono state recuperate in diverse stanze del casolare, segno di una preparazione meticolosa. La casa era completamente satura di gas, fatto fuoriuscire intenzionalmente: la potenza dell’esplosione è stata tale da radere al suolo l’intera struttura.


Precedenti e minacce passate

I tre fratelli erano già noti alle autorità per episodi simili avvenuti un anno fa. Nell’ottobre 2024, Dino Ramponi aveva aperto le bombole di gas per impedire l’ingresso all’ufficiale giudiziario. Poche settimane dopo, il 24 novembre, Franco e Maria Luisa erano saliti sul tetto del casolare per protestare contro lo sfratto. Solo una lunga mediazione aveva allora evitato il peggio.

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Le difficoltà economiche

Gli Ramponi, agricoltori e allevatori, affrontavano da anni gravi problemi finanziari e ipotecari. Come dichiarava tempo fa Franco Ramponi a L’Arena:

“L’ufficiale giudiziario tornerà tra sette giorni e stavolta temo che e ci toccherà andare via.”

Raccontava di una causa che durava da cinque anni e di un’azienda agricola ormai spezzettata:

“Il primo, 14 appezzamenti, è già stato venduto. Adesso tocca al secondo: casa e stalla. Ci rimarrà solo un boccone di terra di circa quattromila metri quadrati: il terzo lotto, dove tengo allo stato brado una trentina di mucche.”

E aggiungeva:

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“Mi mancano quattro anni alla pensione e mia sorella non lavora, accudisce me e mi fa da mangiare, dunque con questa azienda spezzettata e all’asta dobbiamo sopravvivere in due.”

Il fratello sosteneva inoltre di essere vittima di un prestito bancario fraudolento, firmato a suo nome da Dino:

“Ci sono perizie calligrafiche che parlano chiaro: quella non è la mia firma.”

Infine, con amarezza, concludeva:

“Ci hanno messo alle strette e a breve ci toccherà fare le valigie e sloggiare, probabilmente a dicembre – affermava Ramponi – magari riuscissi a trovare una stalla in affitto dove portare mucche e vitelle, così continuerei a lavorare. Ma per la casa? Io e mia sorella siamo sotto un ponte.”


Le parole del procuratore di Verona

Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, giunto sul luogo della tragedia, ha commentato:

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“È una tragedia incredibile, dei comportamenti assurdi. Da parte mia c’è un dolore incredibile.”

Ha spiegato che l’intervento delle forze dell’ordine era legato a un decreto di perquisizione, durante il quale si cercavano anche bottiglie molotov:

“Carabinieri e polizia hanno cercato di agire in massima sicurezza e con tutte le attrezzature necessarie. Ma l’esito è stato inaspettato e molto doloroso.”


L’accusa di omicidio premeditato

Il procuratore ha confermato che l’arresto dei tre fratelli è scattato con l’accusa di omicidio premeditato:

“L’arresto è per omicidio premeditato, per noi e per i carabinieri su questo non c’è alcun dubbio. Stiamo valutando anche il reato di strage.”

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