Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti nega il visto di legittimità
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Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti nega il visto di legittimità

La Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera che riguarda il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina

Ponte sullo Stretto: la Corte dei Conti nega il visto di legittimità
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29 Ottobre 2025 - 20.37


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La Corte dei Conti ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera che riguarda il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina, bloccando di fatto — almeno per ora — l’avanzamento dell’iter amministrativo dell’opera simbolo del governo Meloni e della propaganda personale di Matteo Salvini.

La decisione è stata comunicata dalla Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del governo e delle amministrazioni dello Stato, al termine della Camera di consiglio seguita all’adunanza del 29 ottobre 2025. L’atto in questione è la Delibera n. 41/2025 del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS), relativa all’intervento sul Ponte.

Nel provvedimento la Corte ha stabilito che il documento non è stato ammesso al visto e quindi alla successiva registrazione, passaggio necessario per l’efficacia degli atti governativi. In una nota ufficiale, l’organo contabile ha chiarito che le motivazioni della decisione sono in corso di redazione e saranno rese pubbliche con una deliberazione entro 30 giorni.

Si tratta di una pronuncia tecnica ma politicamente rilevante, che rappresenta un alt temporaneo a uno dei principali cavalli di battaglia di Salvini, più volte presentato come segno tangibile dell’efficienza del governo e della “ripartenza del Sud”.

Come prevedibile, le reazioni della destra non si sono fatte attendere: esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia hanno subito attaccato la Corte dei Conti, accusandola di “burocrazia politicizzata” e di voler ostacolare “un’opera strategica per il Paese”. Tuttavia, secondo diversi osservatori, il pronunciamento dei magistrati contabili non è un atto politico, ma un richiamo al rispetto delle procedure di legittimità e trasparenza che ogni grande infrastruttura pubblica deve garantire.

Per Salvini, che aveva trasformato il Ponte sullo Stretto in un simbolo identitario e propagandistico, la decisione della Corte rappresenta una battuta d’arresto significativa, che smonta — almeno per ora — la narrativa del “cantiere imminente” sbandierata nelle ultime settimane.

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