Parma, città medaglia d’oro della Resistenza, ha assistito a uno spettacolo indegno. Nella serata del 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, dalla sede provinciale di Fratelli d’Italia — in Borgo del Parmigianino, a pochi passi dal centro storico — si sono levati cori inneggianti al fascismo e invocanti il “Duce”. A testimoniarlo è un video, rapidamente diventato virale su Instagram, in cui si vedono giovani militanti cantare “Me ne frego”, uno dei canti simbolo del Ventennio, e concludere urlando in coro “Duce! Duce! Duce!”.
Secondo quanto ricostruito da la Repubblica e Tgcom24, i partecipanti all’episodio sarebbero riconducibili a Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile del partito della premier Giorgia Meloni. Nel filmato, i presenti — molti in atteggiamento goliardico ma con un chiaro riferimento ideologico — agitano tricolori e brindano al grido delle parole d’ordine del fascismo.
Il sindaco: “Parma non accetterà mai questa squallida propaganda”
Durissima la reazione del sindaco Michele Guerra, che ha condannato senza mezzi termini l’accaduto:
«I valori che rappresenta questa città sono del tutto contrapposti a quelli che, senza pudore, vengono propagandati in quella sede. Parma non accetterà né ora né mai questa squallida propaganda di un tempo passato e orrendo. Non lo ha fatto da ottant’anni e non lo farà adesso», ha dichiarato a l’ANSA.
Parole che risuonano con forza in una città che, come poche in Italia, ha fatto della memoria antifascista un pilastro della propria identità civile.
Reazioni politiche: “La maschera dell’estrema destra cade”
Dal Partito Democratico e da altre forze di opposizione è arrivata una condanna netta:
«Li conosciamo, li combatteremo. La premier cerca di mascherare quest’ideologia, ma così restano e rimangono», hanno affermato esponenti del Pd locale.
La vicepresidente del partito Chiara Gribaudo e il senatore Sandro Ruotolo hanno chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni di prendere le distanze in modo inequivocabile da “un episodio che offende la storia e la dignità del Paese”.
Fratelli d’Italia corre ai ripari: commissariata Gioventù Nazionale Parma
Nel tentativo di contenere le polemiche, la segreteria regionale di Gioventù Nazionale Emilia-Romagna ha annunciato il commissariamento immediato della federazione provinciale di Parma “per motivi di incompatibilità politica”, promettendo la nomina di un nuovo commissario “quanto prima”.
Il coordinamento di Fratelli d’Italia Parma ha invece diffuso una nota difensiva, prendendo le distanze da “ogni forma di estremismo o comportamento inappropriato”, ma senza condannare apertamente i cori fascisti.
Una presa di posizione che molti giudicano insufficiente. Come osserva Il Fatto Quotidiano, “la reazione del partito appare più come un gesto di contenimento del danno mediatico che un reale atto politico di discontinuità”.
Il contesto politico: la destra e i fantasmi del passato
L’episodio di Parma non è un caso isolato. Negli ultimi mesi si sono moltiplicati gli episodi di apologia del fascismo in contesti legati alla destra giovanile. Dalle celebrazioni per il 28 ottobre in varie città italiane, ai saluti romani durante commemorazioni pubbliche, emerge un filo nero che attraversa i confini locali per arrivare fino ai vertici del partito di governo.
La premier Giorgia Meloni, ex dirigente del Fronte della Gioventù e fondatrice di Fratelli d’Italia, continua a proclamare la “rottura col passato”, ma episodi come quello di Parma — nel cuore di una città simbolo dell’antifascismo — mostrano quanto fragile resti quella linea di demarcazione.
Nessuna azione legale (per ora)
Al momento non risultano azioni giudiziarie in corso, ma la Digos di Parma ha avviato accertamenti per identificare gli autori dei cori e verificare eventuali violazioni della legge Scelba e della legge Mancino, che puniscono l’apologia del fascismo e l’incitamento all’odio razziale.
Un’inchiesta che, se confermasse i fatti, getterebbe un’ombra pesante sul partito della premier e sulla sua base militante. Perché, come ammonisce da anni la memoria storica, “il fascismo non muore mai: si traveste, si adatta, e aspetta solo che qualcuno gli apra di nuovo la porta”.
