di Claudia Sarritzu
Un premier che umilia il suo popolo all’estero e le sue donne in patria, che non governa altro che i propri affari giudiziari, era una spada sulla testa, tuonava come una condanna, quasi a pagare quei fasti dell’Impero Romano che nella storia ci avevano reso grandi, quasi un contrappasso.
Andare in giro per l’Europa, con Berlusconi come Presidente, era una vergogna che impari dal primo incontro straniero sei costretto fare, il tassista che ti chiede all’uscita dall’aeroporto, quando capisce da che parte del mondo provieni, come fai a vivere nella patria del bunga bunga. E tu stai lì, aggrappato a quelle valige dalle misure low cost cercando scuse, attenuanti, parole che non esistono per spiegare perché un paese importante come il tuo, non riesca a ribellarsi a un capetto da paesi del terzo mondo. Perché, la nostra gente impoverita e invecchiata, continuasse a votarlo nonostante tutto.
Impari che ti è stato tolto il diritto all’alternanza, sia perché il capo non si schioda perché può comprare tutti, e tutti vogliono essere comprati in questa nazione “made in Mediaset”, sia perché non c’è un’alternativa valida dall’altra parte.
Così cresci in questo ingorgo di programmi televisivi, discorsi a reti unificate, conflitti d’interesse spudorati, bugiardi senza vergogna.
Ci fai la prima comunione, la cresima, entri al Liceo, poi arriva l’Università, le prime esperienze lavorative, ti sei già fidanzato un po’ di volte, hai perso le prime illusioni e ne hai masticato altre.
Accordi, senza fare troppi capricci, la tua vita piatta a questo paese che ti ha raccontato che devi accontentarti, che gli affaristi hanno sempre la meglio e in prigione ci va solo l’eroinomane, che la mafia è normale e anche la corruzione. Non ti lamenti perché non sai farlo, pensi che non c’è nel tuo patrimonio genetico il cromosoma “dignità”.
E mentre ti tolgono la stagione della ribellione e ti fanno credere che tu adolescente di oggi, non hai nulla per cui scendere in piazza, ti ammazzano il tuo paese perché ti uccidono le speranze. Ti condannano alla precarietà perché meno certezze hai più sei gestibile e svendibile.
Il 30 maggio mi sono commossa come mi commuovo io, senza lacrime, perché ho voluto bene per la prima volta dopo troppi anni al mio paese, che è riuscito ad avere quel fegato, quella forza che si è cercato nelle viscere, per dire BASTA! Berlusconi continuerà a sedere sui banchi del governo, ma l’Italia non ci sta più a farsi comprare in parlamento e a farsi svendere in qualche barzelletta mal riuscita all’estero.
L’abbiamo fatto noi, incapaci per troppi anni di riuscire a trovare una soluzione nuova e di fare opposizione. L’abbiamo fatto noi, giovani che nonostante Bim bum bam, e tutta la “S-cultura” televisiva ci ha cresciuto, siamo riusciti a rimanere intelligenti. L’abbiamo fatto noi, le donne di Se non ora quando, portando “Il bello delle donne” in piazza il 13 febbraio, e da lì in poi è stata aria fresca. L’abbiamo fatto noi, città di destra arroccate nelle nostre tradizioni, che oggi sono la sberla elettorale che quell’uomo senza vergogne si è meritato.
Giorgio Gaber disse: “Io non ho paura di Berlusconi in se, ho paura di Berlusconi in me”. Ecco in queste elezioni abbiamo iniziato a sconfiggere il Berlusconi che è in noi!
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