L’armata berlusconiana è unita su una sola cosa, tenere il potere. Tutto il resto è motivo di rissa. Il Secolo d’Italia, l’ex giornale finiano “normalizzato” ed oggi fedele al Cavaliere, adesso si chiede: “Cosa voglia la Padania nessun lo sa”.
Neppure il caos che regna nel governo del Paese e l’ormai accertata incapacità nell’affrontare la sfida della crisi e del debito pubblico riescono ad indurre il centro destra alla riflessione. Il carrozzone guidato da Berlusconi è adesso alle prese con le intemperanze di Bossi, alleato insostituibile e nello stesso tempo sempre più ingombrante.
Il Secolo d’Italia è stato diretto fino a poco tempo fa da Claudia Perina, strettissima collaboratrice del presidente della Camera Gianfranco Fini e defenestrata per far posto a Marcello De Angelis, parlamentare giornalista fedele a ‘Papi Silvio’. Il quotidiano ha indotto l’enciclopedia della rete, Wikipedia, ha scrivere: “Con i 2.952.474,42 euro ricevuti nel 2009, risulta essere quello (il giornale, ndr) che beneficia di un rapporto più alto tra finanziamenti pubblici ricevuti e numero di copie vendute, ricevendo in media 3,60 euro per ogni copia effettivamente venduta”.
Nella copia pubblicata ieri il Secolo d’Italia ha ospitato un articolo di De Angelis sul Carroccio. L’autore è un personaggio con una storia singolare. Ex militante di Terza Posizione, gruppo della destra fascista messo al bando dopo la strage di Bologna, il giornalista è stato arrestato in Inghilterra ed incarcerato per sei mesi nel carcere londinese di massima sicurezza Brixton. Ricercato in Italia, al suo rientro nel territorio nazionale è stato condannato a 5 anni e sei mesi per associazione sovversiva e banda armata. Ha scontato tre anni di galera ed è uscito dal carcere nel 1989.
Entrato in Alleanza Nazionale nel 1995, l’ex terrorista è stato chiamato l’anno successivo a dirigere il mensile “Area”, periodico della “destra sociale” guidata a quel tempo dall’attuale sindaco di Roma, Gianni Alemanno e dal capo de “La Destra”, Francesco Storace. Con questo curriculum di tutto rispetto, De Angelis è stato eletto prima senatore nelle liste di Alleanza Nazionale in Abruzzo nel 2006 e dopo, nel 2008, deputato alla Camera nelle liste del Popolo della Libertà, sempre in Abruzzo. Infine il 5 maggio 2011 è stato nominato direttore del Secolo d’Italia perché ritenuto dal partito del Cavaliere più affidabile di Perina.
Sempre secondo Wikipedia, il direttore, che si diletta anche di musica, “non risparmia, nei suoi testi, rimpianti per il periodo del ventennio fascista, non nascondendo all’ascoltatore le proprie idee ed il proprio credo politico”. “Vieni a passeggio con me sul ponte Mussolini, dove corrono i bambini con i fazzoletti neri. Oggi come ieri”, ha scritto De Angelis in una sua canzone.
Nel suo articolo sugli “alleati” celtico-padani il giornalista ha scritto su suo quotidiano: “Un partito serio, per carità, radicato sul territorio, con quadri qualificati, una base fidelizzata. “Avercelo noi!”, abbiamo detto per anni. Qualche volta però si ha il sospetto che girino a vuoto, che siano così schiavi della boutade che proprio non riescano a non buttare per aria il tavolo proprio quando il cameriere sta versando la zuppa”.
Il direttore quindi ha aggiunto: “La Lega di oggi non è certo quella delle origini. E come potrebbe. Si tratta di una forza che è stata al governo più che all’opposizione, non solo a Roma, occupando dicasteri strategici, ma anche nelle regioni, nelle province e nei comuni”. E dopo la sciabolata al Carrocio di “lotta” De Angelis ha insistito: “I nemici dicono che sono inaffidabili, che a ogni giro di luna vogliono far cadere giunte e governi. Umorali, sopra le righe, rissosi o almeno roboanti e minacciosi. Forse solo simpatici Capitan Fracassa. Gli amici li giustificano, dicono sul territorio alzano la voce, ma a Roma sono alleati leali. Gli esperti di comunicazione sono concordi su una cosa: a furia di alzare i toni e promettere scempi rischiano di deludere il proprio elettorato”.
E dopo l’immagine della zuppa il direttore del Secolo d’Italia ha continuato: “Se allevi molossi devi dargli carne cruda di continuo, sennò ti staccheranno un braccio. La Lega ha un elettorato che ha abituato a toni elevati e promesse di spaccare tutto. Il problema oggi si chiama Lampedusa. Dinanzi all’emergenza dei profughi il ministro leghista Maroni si è comportato in modo ineccepibile, nel rispetto delle leggi nazionali e internazionali, dei trattati e delle regole umane non scritte. Una delusione per alcuni, ai quali per anni avevano promesso una Lega trinariciuta e senza cuore”.
Anche se non è chiaro perché con i tanti problemi italiani sia Lampedusa la principale preoccupazione dei sostenitori del Senatùr e cosa c’entrino i molossi, la tesi successiva esposta dall’ex estremista neofascista è inequivocabile: “C’è poi il fatto di aver abituato i propri elettori che il Nord – a prescindere – debba avere un trattamento diverso dal resto del territorio nazionale. La realtà oggettiva – evidente ai rappresentanti leghisti, che sono intelligenti quanto scaltri – è che, ammesso che il Nord sia la locomotiva del Paese, bisogna far andare tutto il treno altrimenti anche la locomotiva finisce a valle. La risposta retorica e propagandistica è quella di sganciare i vagoni e correre via veloci come un verde puledro nel vento al grido di “secessione, secessione”. Un sacco di adolescenti si agitano sotto palco cantando canzoni di una cattiveria incredibile e indossano magliette con teschi fiammeggianti. Ma poi si cresce”.
Insomma, se fosse possibile orientarsi tra puledri e locomitive, il deputato-giornalista potrebbe voler affermare che gli alleati celtico-padani o si ‘danno una regolata’ o salta l’alleanza col Pdl.
Una posizione misteriosa, perché un divorzio tra Lega e Berlusconi vorrebbe dire elezioni e probabile sconfitta della coalizione di centro destra. Ed allora: cosa accade nel partito del Cavaliere?
Argomenti: silvio berlusconi