La manovra finanziaria vs donne e ceti medi
Top

La manovra finanziaria vs donne e ceti medi

Non esistono più le mezze stagioni (e le mezze detrazioni): la manovra economica e l'era glaciale della regressione economica.<br><br>

La manovra finanziaria vs donne e ceti medi
Preroll

Desk Modifica articolo

20 Luglio 2011 - 11.27


ATF

di Daria Squillante

0. L’era glaciale della regressione economica

Nel gotico romanzo del 2006 di Cormac McCarthy, “The Road”, bande di cannibali e criminali, – disposti a tutto pur di sopravvivere in una catastrofe apocalittica globale che aveva ridotto la Terra ad un tetro e glaciale scenario abitato da pochi/e sopravvissuti/e -, un padre ed un figlio trascinano un carrello della spesa avvolti in cappotti di fortuna, alla disperata ricerca di cibo e carburante, in un metaforico viaggio verso una proiettiva costa – finalmente calda e feconda – in cui ricominciare a progettare il futuro.
Nel libro, come nella sua fedele trasposizione cinematografica, nulla si sa dell’evento all’origine dell’apocalisse: che non sia proprio questa manovra finanziaria il prequel del romanzo?
Sì, perché a giudicare dai programmati e promulgati tagli indistinti e lineari a tutte le 483 voci di agevolazione attualmente previste, fra regimi di esclusione, esenzione e favore fiscale (che oggi costano allo Stato più di 161 miliardi di euro), sarà davvero difficile non farsi scippare – donne in primis – anche “cappotto e stufetta” per sopravvivere ad un’imminente era glaciale economica.

1. A chi scippare “cappotto e carrello della spesa”?

Nel romanzo di McCarthy, le mani abili e rapide della bande di cannibali fingevano di invitare a cena i sopravvissuti/e incontrati/e lungo “la strada”, per poi stivarli nelle cantine come polli e mangiarli alla bisogna, rubando loro scarpe, carrello e cappotto. Niente di tutto questo, certo.
Eppure nella Road all’italiana, altre mani abili con abili forbici si frappongono fra la sopravvivenza dei/delle cittadini/e e la sopravvivenza di un cristallizzato sistema castale ed altrettanto ingessato sistema economico, assaltando piò o meno letterari (e letterali) “cappotti e carrelli della spesa”: i tagli delle agevolazioni sui/lle figli/e a carico (dagli attuali 829 a 665euro), delle spese sanitarie (ticket da 10 euro sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale e da 25 euro sui codici bianchi in pronto soccorso) e mediche (detrazione oggi al 19% tagliata al 15% nel 2014), dei redditi da lavoro dipendente (da 1332 a 1000euro), dei benefici per asili e studenti/sse universitari/e, della deduzione della rendita catastale sulla prima casa (con un beneficio calante da 126,8 a 100euro nel 2014); e ancora, gli aumenti delle accise sui carburanti, l’aggancio delle pensioni femminili all’aspettativa di vita; le detrazioni per contributi previdenziali, assistenziali e per l’assicurazione sulla vita, nonché le agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie (dal 36% al 29%); e infine la maggiorazione delle aliquote Iva al 4 per cento e al 10 per cento. Un esborso a famiglia stimato fra i 1000 e i 1200 euro, insomma. Ma a quali famiglie sarà più facile scippare cappotto e carrello della spesa?

L’effetto regressivo della manovra finanziaria raggelerà bruscamente le condizioni di equilibrio delle famiglie italiane con redditi medio-bassi, in proporzione doppia rispetto alle famiglie abbienti. Secondo il modello di microsimulazione fiscale del Centro di Analisi delle Politiche Pubbliche del Dipartimento di Economia Politica dell’Università di Modena e Reggio Emilia, infatti, dato che le detrazioni per lavoro e famiglia diminuiscono al crescere del reddito del/la contribuente, le maggiori perdite generate dai tagli previsti incideranno per forza di cose sulla linea di bilancio delle fasce di reddito meno agiate, tanto in termini percentuali quanto assoluti.
Aggregando le famiglie italiane in dieci gruppi, secondo un reddito disponibile crescente, il modello spiega bene non soltanto come l’impatto complessivo della riduzione delle detrazioni Irpef e dell’inasprimento dell’Iva sia chiaramente regressivo, ma anche quanto gli effetti distributivi sui redditi delle famiglie italiane penalizzino quelle meno solide economicamente.

2. Naufragio e casta: si salvi chi può

E’ lo stesso Ministro dell’Economia Tremonti ad aver confessato di aver già visto la “versione economica italiana” di Titanic: “O si va avanti, o si va a fondo. Siamo come sul Titanic, non si salvano nemmeno i passeggeri di prima classe”. Verissimo: quindi si sta puntando, come finale alternativo, a salvare solo l’equipaggio della casta? Pagine bianche e immacolate, nel testo definitivo della manovra finanziaria, quelle sugli (invisibili) tagli ai privilegi della politica, pur sbandierati a gran voce dall’esecutivo: le indennità, i vitalizi, gli stipendi hanno saputo celarsi così bene che la partita a nascondino è stata annullata per sempre: impossibile vincere per le famiglie italiane.

3. “Spifferi di povertà” – il rapporto ISTAT sulla povertà in Italia

Le avverse condizioni climatiche che si sono abbattute e che definitivamente e progressivamente si stabilizzeranno sul cielo dell’economia italiana, colpiscono un Paese che le sue famiglie le ha già sfiancate in anni di continuo allargamento della forbice della disuguaglianza. E’ appena del 15 luglio scorso il rapporto ISTAT sulla povertà (periodo di riferimento anno 2010), che ci racconta di un’Italia che nel 2010 dà cittadinanza (ma in cosa consiste oggi la cittadinanza? Solo in oneri fiscali?) a 2 milioni e 734 mila famiglie in condizione di povertà relativa, corrispondenti all’11% delle famiglie residenti. 8 milioni e 272 mila individui poveri/e, che rappresentano il 13,8% dell’intera popolazione. Come è noto, la percentuale di famiglie e persone povere viene calcolata sulla base della cosiddetta “soglia di povertà”, che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale le diverse tipologie di famiglia (per numero di componenti e appartenenza geografica) vengono definite povere in termini relativi.
Ma anche tra le famiglie attualmente non povere, il 3,8% (6,7% nel Mezzogiorno) presenta valori di spesa superiori alla linea di povertà appena sopra il 10%, dunque candidandosi a gruppo fortemente
a rischio di possibile povertà futura.

4. Alla fermata dell’autobus

La peggiore delle preoccupazioni che negli anni ’90 attraversava “linearmente” – quando questo avverbio, nel dizionario dei sinonimi e dei contrari, ancora non identificava l’opposto perfetto di
“socialmente etico ed equo” – le chiacchiere solidali dei/lle cittadini/e italiani/e alle fermate dell’autobus si concentravano sulla scomparsa delle “mezze stagioni” e dell’escalation di rigidità dei mesi invernali. Negli ultimi tempi, alle fermate degli autobus donne e uomini sono tragicamente rimbalzati dal solidarizzare sul pericolo di surriscaldamento dell’”effetto serra” alla certezza del raggelamento economico dell’”effetto manovra finanziaria”: è stato promulgato il definitivo ingresso nell’era glaciale della regressione economica? Considerando che da questo enorme bacino di agevolazioni tagliate – in base al pacchetto di emendamenti messi a punto dal Tesoro e depositati in commissione Bilancio del Senato dal relatore alla manovra Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) – il Governo scommette di recuperare i 20 miliardi di euro che traghettino (con Caronte ministro ombra dell’economia?) l’Italia, nel 2014, al pareggio di bilancio, grazie ad un primo taglio lineare del 5% nel 2013 (con recupero di 4 miliardi) e una implacabile scure del 20% per l’anno successivo (recupero di 20 miliardi), parrebbe proprio di sì. Come nel film The Road, nondimeno, vagando incerti/e nel quotidiano potremmo sempre sperare di raggiungere una onirica “costa” entro il 30 settembre 2013, a forma di 4 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014, così scongiurando il taglio lineare. Ma per questo c’è da aspettare che prima o poi inizi il secondo tempo.

Native

Articoli correlati