Berlusconi sconcerta Napolitano: Non mi dimetto

L'incontro ieri dopo un vertice in mattinata con Bossi a Palazzo Grazioli. Il premier sotto assedio: "Tutto sotto controllo". Confindustria: "Dimettiti".

Berlusconi sconcerta Napolitano: Non mi dimetto
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22 Settembre 2011 - 09.27


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di Giulia Nitti

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Berlusconi vede Napolitano e lo sconcerta. “Presidente – gli dice – non si preoccupi, è tutto sotto controllo”. E invece dentro e fuori del Pdl c’è un grande vortice di manovre.
Berlusconi, infatti, quando scende dal Colle, convoca il vertice del Pdl. Il colloquio al Quirinale, presente il sottosegretario Gianni Letta, è durato oltre un’ora.
Il presidente del Consiglio ha fatto rientro a Palazzo Grazioli dove ha incontrato i maggiorenti del suo partito.
Intanto Bossi lo rassicura: la Lega sarà compatta nel voto segreto su Milanese, il braccio destro di Tremonti che rischia la galera. Oggi si vedrà se è vero.

“Non mi dimetterò mai”

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Per dire “non mi dimetterò mai, se vogliono mi dovranno sfiduciare in Parlamento con il voto. Io vado avanti perché abbiamo una maggioranza forte”.
E ancora: “Il presidente della Repubblica non chiederà le mie dimissioni”.
In precedenza c’è stato un vertice a sorpresa tra Bossi e Berlusconi, avvenuto in mattinata e che si è protratto fino al primo pomeriggio. Berlusconi è riuscito a strappare il voto contrario della Lega all’arresto di Milanese.

Bossi si reca a Palazzo Grazioli

Il presidente del Consiglio ha ricevuto il leader della Lega a Palazzo Grazioli: sul tavolo la tenuta della maggioranza e il voto della Camera sulla richiesta di arresto per Marco Milanese, ex collaboratore di Giulio Tremonti.
Il voto della Lega, determinante, sarà la spia per capire se l’esecutivo ha il supporto in Parlamento per sostenere le prove future. Al momento Silvio Berlusconi è a palazzo con Angelino e Fedele Confalonieri, che lo ha raggiunto da poco.

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Presto da Napolitano

Il premier oggi alle 17,30 sarà ricevuto dal presidente Napolitano. Il Capo dello Stato è preoccupato per la stabilità del governo e sta cercando di capire se l’esecutivo terrà o se è arrivata l’ora della crisi .
Una crisi che in troppi, ormai, invocano da più parti (anche se Gianfranco Rotondi smentisce le voci e per domani è previsto un vertice di maggioranza da Berlusconi).

L’editoriale di Sergio Romano

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“Berlusconi è stato per molti italiani una speranza di stabilità politica e dinamismo economico. Oggi quella speranza si è dissolta sotto il peso di una combinazione di promesse non mantenute, incidenti di percorso, scandali, comportamenti indecorosi e sorprendenti imprudenze”. Nessuno meglio di Sergio Romano su Il Corriere della Sera stamattina ha sintetizzato l’imbarazzante situazione del presidente del Consiglio italiano, e l’empasse in cui si trova oggi il nostro paese, stretto tra crisi economica, rischio default, scandali sessuali e paralisi.

Il refrain sui principali quotidiani

Adesso “l’era è finita e Berlusconi deve uscire di scena”, continua lo storico, suggerendone le modalità. Ma l’invito del Corriere, espressione del salotto buono dell’alta borghesia, è solo l’ennesima voce che si aggiunge a un coro già nutrito. Il refrain si ripete stamattina sui principali quotidiani italiani (e pazienza che siano bollati tutti come antigovernativi): per salvare l’Italia e ripartire davvero, l’unica soluzione è l’uscita di scena del capo del governo.

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Un nuovo declassamento alle porte

Specie dopo che l’agenzia di rating Standard & Poor – benché spesso autrice di scelte discutibili – l’ha messo per iscritto: la vulnerabilità dell’Italia sta nella fragilità del suo governo. E senza miglioramenti dello scenario economico e politico è alle porte un altro declassamento.

L’attacco del Sole24ore

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Il quotidiano di Confindustria ribadisce: “L’Italia è il paese che rischia di più dopo la Grecia, e questo avviene per fragilità della sua coalizione di governo, la catena imbarazzante di scandali che tocca direttamente il presidente del Consiglio, suoi ministri e loro diretti collaboratori, l’incapacità perdurante di assumere decisioni dolorose ma necessarie, un quadro complessivo di decoro violato delle istituzioni”. Invitando poi il premier, in un editoriale a firma di Roberto Napoletano, a dimostrare “di amare davvero l’Italia” e a “farsi da parte se è costretto a prendere atto se non riesce a fare quello che serve”.

Le parole della Marcegaglia

Un modo per ricalcare quello che ieri Emma Marcegaglia ha detto a muso duro. Se non è arrivata a chiedere esplicitamente le dimissioni di Berlusconi la numero uno degli industriali ci è andata molto vicino, quando ha detto: “Il tempo è scaduto” e “le imprese italiane non sono più disposte a tollerare “questa situazione di stallo”. Per poi aggiungere una stoccata al colpo di immagine che il premier ha inferto al paese, quando ha detto che “Siamo lo zimbello d’Europa”, “L’Italia è un paese serio”, e gli imprenditori sono stufi di vedersi accogliere “con il sorrisino”.

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Maggioranza fragile

Se dall’esterno il premier è accerchiato, con i suoi le cose non vanno meglio. Nonostante i Cicchitto e gli Alfano si affannino a dire il contrario, non si può dire che il governo oggi sia saldo e forte.
Ieri la maggioranza è stata battuta alla Camera per ben sei volte, nelle votazioni sugli emendamenti alla proposta di legge per gli spazi verdi urbani. E dopo il declassamento di Standard & Poor’s, e l’ombra di Moody’s che incombe, il presidente della Repubblica è sempre più preoccupato. Ieri Napolitano ha ricevuto al Quirinale i capigruppo del Pdl di Camera e Senato, Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri.

Le preoccupazioni di Napolitano

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Nei giorni scorsi aveva iniziato “un’ampia consultazione”, con i principali esponenti politici dell’opposizione, e oggi sarà la volta di Roberto Calderoli, relatore di una riforma costituzionale riscritta soprattutto nella parte dedicata al Senato Federale. C’è da capire quanto è salda questa coalizione in vista delle invocate riforme per la crescita, e bisogna chiarire la posizione della Lega, altra spina nel fianco per la maggioranza, in questo momento. A destabilizzare un esecutivo già fragilissimo e un paese sull’orlo della catastrofe ci si è messo anche Bossi, che continua a ripetere: “L’Italia finisce, comincia la Padania”. Quel che è certo, è che è finita un’era. Ci si augura che il paese tenga.

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