Versioni contrastanti. Tutti soddisfatti sul fronte Italia, è il comunicato ufficiale. A Bruxelles. In Italia opposizioni e sindacati pronti alla rivolta. Berlusconi incassa la promozione dell’Europa sul piano per rilanciare la crescita e blindare i conti pubblici. Le istituzioni e i partner Ue accolgono con favore il piano italiano, anche se dicono che vigileranno con attenzione sulla sua applicazione. Dalle promesse ai fatti. Il nodo della Bce (leggi dimissioni di Bini Smaghi) continua ad essere una spina nel fianco nei rapporti franco-italiani e Sarkony ne parla nuovamente, mentre sul fronte italo-tedesco Berlusconi parla di scuse che gli avrebbe fatto Angela Merkel. Ma la cancelliera tedesca le fa smentire.
I “buoni” propositi. L’Eurozona, comunque, si dice è soddisfatta degli impegni presentati dall’Italia e chiede a Roma di ”presentare urgentemente” un ambizioso calendario per la realizzazione delle riforme. Per quanto riguarda le pensioni, i leader ”prendono nota” delle intenzioni italiane e chiedono che entro dicembre venga presentato un piano dettagliato su come raggiungere l’obiettivo. La prima protesta che arriva dall’Italia è dalla Cgil. La segretaria Susanna Camusso critica il passaggio sui licenziamenti più facili e sostiene che è un nuovo attacco all’articolo 18 e ai diritti dei lavoratori. Ma le risposte negative coinvolgono molte parti sociali e partiti.
Il piano del governo. Tra le misure contenute nelle 15 pagine, l’impegno a consentire alle aziende, a partire da maggio del 2012, il licenziamento del personale per situazioni di crisi economica, l’innalzamento a 67 anni dell’età della pensione, la mobilità coattiva nel pubblico impiego e una stretta sui contratti parasubordinati con condizioni più stringenti per questi tipi di contratti. Entro il 30 novembre un piano per le dismissioni del patrimonio pubblico con un introito, in tre anni, di 5 miliardi; entro il 31 gennaio 2012 via libera alla delega fiscale. Richieste della Bce e dell’Unione, che all’Italia chiedono da tempo maggiore flessibilità in uscita nel lavoro e tagli alla spesa. Il governo italiano indica anche una tabella di marcia: entro il 15 novembre il piano di crescita.
8 mesi di calvario. Entro 2 mesi, la rimozione di vincoli e restrizioni alla concorrenza e all’attività economica per consentire, in particolare nei servizi, livelli produttivi maggiori e costi e prezzi inferiori. Entro 4 mesi, la definizione di un contesto istituzionale, amministrativo e di regole che favoriscano il dinamismo delle imprese. Entro 6 mesi, l’adozione di misure che favoriscano l’accumulazione di capitale fisico e di capitale umano e ne accrescano l’efficacia. Entro 8 mesi, il completamento delle riforme del mercato del lavoro, per superarne il dualismo e favorire una maggiore partecipazione. Realizzazione incerta per concetti astrusi.
Paginette di buoni propositi. La lettera – di cui le opposizioni chiedono l’immediata trasmissione al Parlamento – è composta da 16 pagine suddivise in 5 capitoli. La bozza non contiene interventi sulle pensioni di anzianità, come richiesto dalla Lega, ma per quelle di vecchiaia prevede il rialzo dell’età a 67 anni, per donne e uomini, nel 2026. Il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile, però, dovrebbe iniziare già nel 2013. Inoltre, il governo ha messo in conto introiti per 5 miliardi in tre anni dalla cessione di pezzi del patrimonio pubblico. Il piano delle dismissioni dovrebbe essere approvato entro il 30 novembre prossimo dopo un accordo da raggiungere nella conferenza Stato-Regioni.
Ancora sul lavoro. La disposizioni sui licenziamenti ripropone il tentativo di aggirare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, già messo in campo nella manovra di agosto con l’articolo 8, mentre molto decise nei toni sono le misure annunciate per la mobilità nel pubblico impiego. Il governo interverrà nella pubblica amministrazione, si legge, e renderà effettivi “con meccanismi cogenti/sanzionatori: la mobilità obbligatoria del personale; la messa a disposizione (Cassa integrazione) con conseguente riduzione salariale e del personale; superamento delle dotazioni organiche”. Propositi di rivoluzione che già sollevano forti reazioni negative sia per la forma che verso la sostanza
Si arrabbia anche la Cisl. “Procedendo così non si farà mai una riforma, ma si attaccheranno solo le persone più deboli”. Così il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, ha commentato le prime indiscrezioni sulla lettera del governo alla Ue. Su pensioni e licenziamenti, ha aggiunto il leader della Cisl, “reagiremo subito perché non siamo d’accordo” e perché su queste misure “non c’è stata alcuna discussione”. Secondo Bonanni, gli annunci in materia di lavoro sono uno “specchietto per le allodole per gli imprenditori” e il governo così “istiga alla contrapposizione e alla ribellione”. La segretaria Cgil Camusso propone agli altri sindacati una “iniziativa di mobilitazione unitaria che rimetta al centro le ragioni del lavoro e della crescita, ancora una volta negate dalle scelte di questo governo”.
Sempre i soliti noti. “Orrende anticipazioni sulla lettera del governo all’Ue”. È il commento del Pd, affidato al capogruppo della Commissione lavoro, Cesare Damiano: “Se il fulcro di una fantomatica manovra fatta di annunci e di compromessi pasticciati tra partiti di governo non più in grado di gestire la situazione è la libertà di licenziamento e la pensione a 67 anni per uomini e donne, siamo alla frutta – dice Damiano – . Questo governo dimostra di voler colpire sempre dalla stessa parte: i lavoratori, i pensionati e i ceti più deboli”. Pier Luigi Bersani: “toni e contenuti del documento del governo non lasciano purtroppo intravvedere niente di serio” e il governo ha voluto prendersi “qualche giorno di ossigeno” con l’Europa”.
Casini, guai in vista. La risposta del governo all’Europa secondo Pier Ferdinando Casini è “deludente” . ” È stato convocato un cdm poi disdetto perché non in grado di assumere decisioni. Ora c’è una lettera che è stata cambiata fino all’ultimo momento che è assai deludente. Quindi siamo preoccupati”. “La lettera alla Ue sembra il libro dei sogni”, ha aggiunto il leader dell’Udc. Preoccupato il presidente dell’Italia dei valori, Antonio Di Pietro, secondo il quale “così si rischia lo scontro sociale”. Chi siede al governo, dice Di Pietro, “non vuole la pace ma lo scontro sociale, per questo è estremamente necessario che chi ha responsabilità istituzionali faccia finire la legislatura prima che lo scontro sociale aumenti. Di certo non si può fermare la disperazione con la repressione”.
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