Bersani, Renzi, Vendola obamiani d'Italia

I leader del centrosinistra tirano per la giacchetta il presidente Usa: per Bersani è il lavorista, per Vendola quello delle unioni gay, per Renzi il rottamatore.

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7 Novembre 2012 - 17.33


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Negli Stati uniti Obama conquista il secondo mandato e promette che il bello deve ancora venire, peccato che nella sinistra italiana non tutti abbiano visto lo stesso film. Infatti a sentire le dichiarazioni di Matteo Renzi, Pierluigi Bersani, Nichi Vendola e persino Pierferdinando Casini, sembra che in America esistano vari Obama. E il bello è che ognuno dice il contrario dell’altro.

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Pierluigi Bersani, segretario del Pd, per esempio, ha visto vincere quel tale Obama che: “non ha concesso
niente ad affermazioni di tipo populista che vanno di moda negli
Stati Uniti e si è concentrato sui
temi del lavoro, anche in polemica con il predominio della
finanza che invece veniva meglio interpretato – ha concluso Bersani –
dall’altro contendente, e quindi è una bella vittoria”. Insomma, nel film di Bersani se Obama fosse stato in Italia avrebbe osteggiato personaggi come Grillo, ma anche come Matteo Renzi: populisti, distanti dalla cultura lavorista della sinistra, e perdipiù pure con strani rapporti nel mondo della finanza. Quelli attribuiti a Renzi, per dire.

Nel film di Renzi, invece, tutto il contrario: ha vinto Obama il rottamatore, l’interprete più genuino delle primarie libere. In generale il presidente degli Stati uniti, anche solo perché è degli Stati uniti, entusiasma moltissimo il giovane sindaco di Firenze candidato a leader del Pd. Infati fa un po’ fatica a conciliare il concetto di rottamazione con un secondo mandato, però alla fine ci riesce alla grande rottamando di fatto Obama che – ne è sicuro Renzi – tra quattro anni “si dedicherà ad altro”. : “Gli americani non hanno rottamato Obama ma c’è un
sistema, quello americano, che prevede l’autorottamazione -spiega infatti Renzi – il
Presidente degli Stati Uniti può svolgere il suo incarico solo
per due mandati. Mi piacerebbe che l’Italia si adeguasse a quel
tipo di esperienza, che poi è la stessa dei sindaci, per dare
un limite all’esperienza politica. Tra quattro anni – conclude
Renzi – Obama avrà 55 anni, potrà dedicarsi ad altro nella sua
vita avrà finito il suo impegno politico”. Certo, visione un po’ Dinseyland dell’America, visto che notoriamente negli Stati uniti la politica è governata da alcune grandi famiglie dai Kennedy, ai Bush, ai Clinton e non è detto che non si accodi la famiglia Obama, ma comunque per Renzi un po’ di aria americana può spirare fin da noi: “Quattro anni ancora di governo democratico penso possano essere un segno di speranza per tutti i
progressisti a livello internazionale. Le primarie non hanno mai
indebolito un partito, le primarie rafforzano uno schieramento.
Spero che anche in Italia prevalgano le ragioni del coraggio
rispetto a quelle della paura”, dice.

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Poi c’è l’Obama di Nichi Vendola: il leader di Sel, anch’egli candidato alle primarie del Pd, non si dilunga in dichiarazioni, ma in atti eloquenti. Prima di tutto sul suo profilo Twitter ha pubblicato l’ormai famosa foto della coppia presidenziale abbracciata. E poi ha pubblicato la lettera di una bambina americana con due genitori omosessuali e la risposta di Obama. La bambina racconta che i suoi due papà si amano, ma che i suoi amici la prendono in giro a scuola e lo considerano “disgustoso”. Il presidente risponde incoraggiando la ragazzina e infondendole tutto lo spirito americano possibile: “Non esistono due famiglie uguali in America. Noi celebriamo questa diversità. E ci rendiamo conto
che a prescindere che si abbiano due papà o due mamme ciò che conta
è l’amore che mostrano l’un l’altro. Tu sei molto fortunata ad avere
due genitori che si prendono molta cura di te. E sono fortunati ad
avere una figlia eccezionale come te. Le nostre differenze ci
uniscono. Tu ed io siamo benedetti dal vivere in un Paese dove
nasciamo uguali, non importa come sembriamo esteriormente, dove siamo
cresciuti, come siano i nostri genitori”. Insomma, a buon intenditor poche parole. Fosse stato in Italia Obama avrebbe preso le distanze dal Vaticano e avrebbe immediatamente approvato i matrimoni gay.

Si può star sicuri che Pierferdinando Casini – leader dell’Udc e pervicace oppositore dei matrimoni gay – ha visto un altro film. E in questo Obama è quello che “è capace di coniugare il rigore con al difesa dcei cittadini più deboli. Per questo faccio il tifo per lui”, spiega.

Insomma, per far vincere la sinistra in America, di Obama ne basta uno. In Italia siamo più esigenti.

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