Primarie in tv, scintille sulla coalizione
Top

Primarie in tv, scintille sulla coalizione

Primo confronto tv per le primarie del centrosinistra. La concretezza di Bersani convince più degli slogan di Renzi. E alla fine arriva Pisapia.

Primarie in tv, scintille sulla coalizione
Preroll

Desk Modifica articolo

12 Novembre 2012 - 23.55


ATF

Alla fine arriva il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, benedicente: consegna una lettera “segreta” (ovviamente dopo due minuti è sulle agenzie) e lancia un messaggio di unità: “L’obiettivo principale rimane quello di portare il centrosinistra al governo”, scrive nella lettera invitando tutti i candidati a Milano per la “cavalcata finale”. Ora, Pisapia è il simbolo della cosiddetta “rivoluzione arancione” che non è sia piaciuta tanto al Pd, in Regione poi hai appena “impallinato” Ambrosoli “costringendolo” alle primarie, quando lui non ne aveva alcuna intenzione…

Insomma: il primo confronto televisivo “all’americana” tra i 5 candidati alle primarie al centrosinistra sfuma in un finale un po’ “italiano”. Perché per quanto sia simpatico Pisapia viene da chiedersi: qual è il messaggio? E quale il senso? Era proprio necessario?

Per il resto, sul palco di X Factor, Sky aveva creato una situazione il più possibile simile ai confronti degli Stati uniti – leggio da cui parlare, domande preparate dalla redazione e affidate al bravo Gianluca Semprini, un minuto di tempo ciascuno (sforato puntualmente e con una certa ostinazione da Laura Puppato e dal prolisso Nichi Vendola) – ma certo agli occhi italiani, poco avvezzi a queste cose, poteva ricordare un gioco a premi.

Anche per i cinque candidato l’imbarazzo iniziale è stato evidente. Il confronto è partito un po’ freddino e al rallentatore. Ma non sui Social Network: su Twitter dopo neanche un’ora l’hashtag #csxfactor era in cima alla classifica mondiale. Si sa, il pubblico di centrosinistra è tifoso: quindi le risposte – minuto per minuto – sono state seguite dalle ola della rete. Con qualche incongruenza da parte dei candidati. Infatti: mentre il profilo di Matteo Renzi – che si sa, i social li conosce un po’ meglio degli altri – è rimasto muto per tutto il tempo del confronto, quello di Pierluigi Bersani parlava, parlava..A significare che non è certo lui quello che cura il profilo, o almeno non sempre. Matteo Renzi, invece, abilissimo: mezz’ora dopo la fine della trasmissione scrive su Twitter: “Grazie a tutti. È bello pensare che le primarie restituiscano dignità alla politica. Io #Adesso in camper verso Firenze: domattina al lavoro”. Insomma, sembra proprio lui.

Leggi anche:  Gianni Boncompagni, una vita ad alto gradimento

Ma la scioltezza che mostra sui Social Network non è stata eguagliata da quella in tv. Infatti il più grande fautore del “confronto televisivo all’americana” è risultato anche il meno brillante. E, forse, proprio per le ragioni che rendono Matteo Renzi un sostenitore del confronto: alla fin fine, quando si deve rispondere a una domanda in un minuto, qualcosa di vero vien fuori. E va detto che gli slogan renziani hanno convinto molto meno delle risposte forse poco brillanti, ma in generale più concrete degli altri candidati.

Come sulla scivolosissima questione il finanziamento pubblico ai partiti. Renzi parte in quarta “abolizione, la campagna elettorale si finanzia come in America”. Bersani risponde con un affilatissimo: “io credo che se nel mondo le banche commerciali possono fare quello che fanno è perché finanziano le elezioni americane”. Il cuore del centrosinistra è conquistato. Anche quello dei giovani. Allo slogan “bisogna fare un governo con 10 ministri, 5 uomini e 5 donne”, risponde un tagliente Tabacci “queste sono cose che si dicono tanto per dire, con dieci ministri non riesci neanche a seguire i lavori parlamentari”. Anche se poi lui esagera e dici che i ministri devono essere 18 e i sottosegretari 36…

Leggi anche:  Gianni Boncompagni, una vita ad alto gradimento

Comunque apparte questa smagliatura, Tabacci va alla grande, tanto che sul suo account Twitter @PrimarieTabacci, chi lo cura scrive : “Ma allora è vero che ha vinto lei? Lo dicono tutti”. Nichi Vendola non ascolta i consigli degli esperti, che lo avevano scongiurato prima del confronto “evitare la retorica, parlare in modo semplice”. E anche se certo un po’ si trattiene, sfora quasi sempre il “gong”. A dargli punti, però, è proprio quando è semplice che più semplice non si puo’: la domanda del pubblico che gli tocca è “crudele”, come dice lui stesso: “Se lei non fosse un candidato delle primarie, chi voterebbe e perché?”, Gli chiede una sostenitrice di Laura Puppato. E lui dopo essersi arrampicato sugli specchi dice: “Non ce la faccio, non so rispondere”. E così sia.

Puppato sarà pure una grande amministratrice – come non ha mancato occasione di ricordare, sottolineando che la sua è una “storia di coraggio” – il confronto per lei è stato certamente un’opportunità di far conoscere le sue posizioni (in tanti sui social network dicono “l’ho scoperta, mi piace”) ma non ha le carte degli altri quattro, che purtroppo sono tutti maschi ma promettono (da ricordare se vincerà il centrosinistra) che il prossimo governo sarà formato per metà da uomini e per metà da donne. E il segretario Pierluigi Bersani? All’inizio è un vero strazio, ha un accento emiliano che più marcato non si può e sembra sull’orlo di un “non siamo mica qui a smacchiare i giaguari”, come nel tormentone dell’imitazione del comico Crozza. Poi però, dà i punti a tutti, forse persino a Tabacci puntando sulla concretezza, sull’esperienza e sui valori storici della sinistra. Insomma, esprime una buona leadership. Lui lo sa, e infatti (lui o chi per lui) sull’account di Twitter appena finita la trasmissione ride sotto i baffi: “Bel confronto. Dai che siamo forti”.

Leggi anche:  Gianni Boncompagni, una vita ad alto gradimento

Solo esercizi di eloquenza e confronto tra capacità di retorica? Non proprio perché la domandina sulle alleanze ha fatto venire fuori qualcosa di inedito, o comunque mai così chiaro. Tutti, e persino Tabacci – che ha parlato per ultimo – si sono esplicitamente smarcati dall’Udc di Pierferdiando Casini. “Non credo che debba far parte di questa coalizione”, ha detto Matteo Renzi. Puppato l’ha messa sul pratico: “Dipende con quale legge elettorale andiamo a votare”. Vendola: “Faccio fatica a considerarlo mio alleato”. Più aperto verso il centro, visto anche il suo ruolo, Pierluigi Bersani – nonostante tutti sappiano che se fosse per lui eviterebbe l’apparentamento con Casini: “La mia coalizione è questa – speicfica – Poi sono disponibile a un discorso con le forze moderate, perché non voglio regalare niente a Berlusconi e alla Lega”. E Tabacci il cattolico-moderato? “C’è la sinistra, il
centro moderato come a Milano, è un esperimento che ha dato
buoni risultati”, dice un po’ in difficoltà essendo decisamente in minoranza. Quanto alla “discussione sul Monti bis è
strumentale, l’incarico lo dà il presidente della Repubblica.
Il mio candidato alla Presidenza della Repubblica è il
professor Mario Monti”.



  LE PRIMARIE DEL CENTROSINISTRA


Native

Articoli correlati