Secondo la portavoce di Bersani, Alessandra Moretti, le nuove regole approvate stamattina dal comitato elettorale del Pd per le primarie, e che prevede la possibilità di registrarsi “solo in casi eccezionali” per il ballottaggio anche chi non ha votato al primo turno “porterà solo qualche migliaio di iscrizioni in più”. Poi aggiunge “la platea del centrosinistra si è già allargata abbastanza. Infatti hanno votato anche quelli di destra”.
Osservazione tutto sommato pacata. Ma dentro al partito, invece, è già scoppiato il panico. Il Pd romano è convinto che i renziani puntino moltissimo su Roma. Non sarà un caso che stamattina Giorgio Gori, il “braccio destro” di Renzi, il suo “curatore d’immagine”, sia calato nella capitale per fare volantinaggio.
Ma secondo i bersaniani, i renziani non sono tipi da volantinaggio. I voti non li raccattano per strada, né con il porta a porta vecchio stampo. I renziani fanno accordi, si assicurano pacchetti di voto, sono da un bel pezzo nell’era industriale della campagna elettorale. E – dicono sempre i bersaniani – non buttano via niente: visto che dentro il partito hanno raschiato anche il fondo del barile, con un bell’aiuto di persone di destra anche al primo turno, per il ballottaggio si prepara una vera e propria richiesta di aiuto all'”altra sponda”.
Daniele Palmisano, responsabile dei Municipi Pd di Roma, lo dice esplicitamente: “Le dichiarazioni di plauso di tutti gli esponenti della destra, in merito alle affermazioni di Renzi contro il Partito Democratico di Roma, fanno pensare che, oltre a corteggiare gli elettori di centrodestra, Renzi ormai si rivolga direttamente ai pezzi organizzati della destra romana – dice Palmisano –
Già domenica, con episodi accaduti a Parioli e nel ventesimo Municipio, ne avevamo avuto una percezione; ora, in vista del ballottaggio, bisogna alzare il livello di guardia verso infiltrazioni e provocazioni possibili e da Renzi quasi auspicate.
