Bilancio del Comune di Firenze, i "bersaniani" si astengono
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Bilancio del Comune di Firenze, i "bersaniani" si astengono

La Corte dei Conti sottolinea che alcune voci del bilancio sono troppo alte. I renziani: "Rilievi non casuali in questo momento".

Bilancio del Comune di Firenze, i "bersaniani" si astengono
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30 Novembre 2012 - 20.10


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Al Comune di Firenze – e in generale nel partito – come si sa benissimo le “correnti” non sono nate con le primarie il cui ballottaggio si disputa domenica. Eppure salta maggiormente all’occhio quando, in seno al Comune guidato dal candidato Matteo Renzi, il Pd si spacca. E su una questione importante come il bilancio, poi. Anche se – pure qui – bisogna precisare che sulla gestione finanziaria del Comune toscano c’è sempre stata tensione all’interno del partito, tanto da portare alle dimissioni di una assessore.

L’approvazione della correzione di bilancio.

L’approvazione c’è stata, ma per un pelo: una maggioranza di
16 voti favorevoli (Pd) a fronte di 10 contrari (Pdl, Fli, Sel,
e due liste locali, una di destra, l’altra di sinistra. Sei gli
astenuti: tra questi uno è l’ex ministro Valdo Spini, gli altri
cinque sono i consiglieri del Pd schierati con Bersani che già
altre volte hanno dimostrato con l’astensione il loro dissenso
verso le decisioni della giunta guidata da Renzi.
”Questa manovra è servita a fronteggiare una contrazione di
bilancio di impatto complessivo a 93milioni di euro cui abbiamo
fatto fronte con riduzioni di spesa che non hanno toccato i
servizi essenziali, con rinvii di impegni a successive
annualita’ e ovviamente con gli incassi dell’Imu”, ha difeso
l’atto l’assessore comunale al bilancio, Alessandro Petretto,non
convincendo però i bersaniani che si sono visti anche respingere
un loro emendamento sul riallocamento di parte delle risorse.
”La città aspetta interventi puntuali tali da risolvere i
problemi”, ha detto la consigliera ‘pro’ Bersani, Stefania
Collesei, segnalando come ”il dimagrimento di 73 milioni nel
piano degli investimenti non puo’ non lasciar tracce”, e
ricordando che il bilancio comunale è ”sotto l’occhio dei
riflettori della Corte dei Conti”, che proprio ieri ha espresso
critiche in particolare sulle spese per il personale ritenute
troppo alte. Gongola il Pdl, che ci mette del suo:”Sedici
voti, a questo si è ridotta la ormai ex maggioranza di
centrosinistra di Palazzo Vecchio”, hanno detto i consiglieri
di centrodestra.

Polemiche dei renziani sui rilievi della Corte dei Conti.

“Mi dispiace per Roberto Reggi, che conosco
e con cui in passato ho avuto modo di lavorare insieme, ma se
pensa che nella Corte dei Conti ci possa essere qualche amico di Bersani significa che sta subendo una mutazione, che si sta
‘berlusconizzando”. Lo ha dteto l’ex assessore al
bilancio del Comune di Firenze, Claudio Fantoni, rispondendo alle
dichiarazioni del coordinatore della campagna per le primarie di
Matteo Renzi, che ieri, commentando alcuni rilievi della
Corte su alcune voci del bilancio comunale
ritenute troppo alte, ha definito l’intervento ”non casuale”
in questo momento e ipotizzato che possa esserci ”qualche
amico” del segretario del Pd alla Corte dei Conti.

Per Fantoni, che, mesi fa, aveva lasciato la poltrona di
assessore al bilancio per ”divergenze insanabili” con il
sindaco Renzi in particolare sul tema della ”sicurezza dei
conti”, ”parole come quelle usate da Reggi indicano una deriva
estranea allo spirito del Pd, secondo il quale e’ sempre bene
attenersi al merito delle questioni. Fanno pensare – insiste – a
mutazioni genetiche dei leader del centrosinistra: e se è
cosi’, per favore, facciamo di tutto per scongiurarle”. A
condannare le dichiarazioni di Reggi sono stato oggi anche i
consiglieri comunali di Firenze Tommaso Grassi (Sel) e Ornella
De Zordo (perUnaltracitta’), che hanno depositato una mozione
perchè il Consiglio ”prenda le distanze” dalle parole del
coordinatore della campagna di Renzi. ”Sono affermazioni
inaccettabili e di sapore berlusconiano – attaccano i due
consiglieri – speriamo non si rinunci a dare un segnale di netta
condanna di un atteggiamento politicamente grave e offensivo per
le istituzioni dello Stato, da parte di chi vuol candidarsi a
governare un Paese”.

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