Bersani lancia la sfida del cambiamento
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Bersani lancia la sfida del cambiamento

Renzi conquista il 39,2%. Al segretario la maggioranza in tutte le regioni tranne in Toscana. Dove però migliora. Il sindaco: "Sarò leale".

Bersani lancia la sfida del cambiamento
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3 Dicembre 2012 - 13.16


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Come da previsioni da vigilia, nonostante l’incognita del rastuono sulla questione delle “deroghe”, le primarie del centrosinistra hanno incoronato il segretario Pierluigi Bersani, che ha conquistato il 60,8% dei risultati. Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, il “rottamatore”, ha ottenuto il 29,2%. Comunque, un ottimo risultato. Che apre una stagione nuova per il Pd. Aria di scissione? Non è esclusa, se Renzi non troverà una giusta collocazione. E quale sia non è facile stabilirlo, neanche per il segretario che per la “pax partitica” lo coopterebbe volentieri anche in un futuro governo a guida Pd. Ma Renzi è stato chiaro nella sua campagna elettorale: “Preferisco fare il sindaco, non mi vendo”. Eppure in questi venti giorni in cui il Ps si è presentato al paese, certamente ottenendo un ottimo ritorno di immagine – nonostante le poco piacevoli gazzarre – agli elettori è apparso nettamente che esistono due Pd: uno socialista, progressista, con una sfumatura liberale europea e sostanzialmente legato ai vecchi apparati, rappresentato da Bersani. E uno liberista, riformatore, decisamente più spregiudicato nei modi e nei toni rappresentato da Renzi. Se a questo poi si aggiungono i cattolici – schierati chi con Renzi, chi con Bersani – ecco che le cose per il Pd si annunciano complicate.

I risultati. A far furore per il segretario, come già al primo turno, è sempre il sud. Ma non solo. Perché Bersani può vantarsi di aver conquistato la maggioranza in tutte le regioni. Spesso tallonato molto da vicino, però, dal suo avversario. Non è il caso, ad esempio, della Sardegna, quella che ha rappresentato in questi ultimi mesi una delle immagini più gravi della crisi lavorativa: qui Bersani stra-vince. Conquista infatti il 73,4% e a Renzi rimangono le “briciole” del 23,6%. Lo stesso dicasi per la Calabria, altra regione con gravi problemi occupazionali e sociali, che si affida alla linea bersaniana con il 75,7%. Anche nella Puglia, che al primo turno aveva votato in massa per il suo governatore Nichi Vensola, i voti vanno a Bersani con il 71,9%. Renzi resta al palo con il 28,9%.

Ma la musica cambia, e parecchio, andando verso il sud. Nelle roccaforti rosse tra Bersani e Renzi è un testa a testa. Il segretario vince, ma di misra. In Umbria Bersani è al 52,3% e Renzi al 47,6%. La Toscana non abbandona il suo “piccolo genio” e gli regala il 54,8% lasciando Bersani al 45,1%. Unica regione in tutto il paese. L’Emilia Romagna premia Bersani con il 61,1%, Renzi con il 38,8%. Il Veneto, centro produttivo italiano, dà a Bersani il 59,6% e a Renzi il 40,3%. La Liguria è schierata con Bersani: 65,8% contro 34,1%. La Lombardia, altro importante centro produttivo, con la “seconda capitale” Milano, invece è più renziana riconoscendo al sindaco un bel 39,4% e al segretario un 60,5%.



  RENZI vs BERSANI


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