«Mi sono sentito defraudato di ogni diritto, umiliato». A pronunciare queste parole, sulle colonne del Secolo XIX, è il regista romano Carlo Verdone. Un simbolo per il centrosinistra, da tenersi caro, ma al seggio di via dei Giubbonari – pieno centro – a Roma non è stato trattato affatto bene.
«Sono tornato ben due volte al seggio, portando il certificato medico che attesta che sono caduto dalla moto e anche la carta di imbarco per Madrid che mi ha impedito di votare al primo turno. Ma al ballottaggio avrei voluto esprimere il mio voto. Solo che non è stato possibile. Ma io non sono un elettore dell’ultimo minuto. Mi sento offeso», ha dichiarato.
Si era creato anche un giallo perché Verdone avrebbe anche fatto sapere che non avrebbe più avuto intenzione di votare Pd dopo questo episodio. Ma è sta o lo stesso attore e regista a precisare: «Certo, uno ci rimane male, anche perché ero andato due volte a portare i documenti. Ho fatto tutto quel che
mi si chiedeva, ma da qui a dire “non voto più Pd” – puntualizza – è da stupidi. Non l’ho mai detto».
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