Perché si parla solo di Matteo Renzi

Spesso ci si è dilettati nello sparare a zero contro il sindaco di Firenze senza neanche prendersi la briga di contestare il suo modus operandi. [Marco Fiorletta]

Perché si parla solo di Matteo Renzi
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31 Ottobre 2013 - 10.57


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di Marco Fiorletta

Renzi. Ormai non si può prescindere da questo nome nel parlare di politica. Anche tralasciando la sua corsa alla segreteria del Pd che sarebbe solo un passaggio intermedio verso il traguardo di Palazzo Chigi.

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In un pezzo pubblicato altrove, e non interessa sapere chi è l’autore perché sono cose che si possono trovare in altri scritti, ci descrive l’ambiente della Leopolda, il metodo di lavoro, la gioiosa freschezza del tutto ma non entra nei problemi politici che Renzi e i renziani non affrontano mai fino in fondo. Dando così modo a Crozza di fare del Sindaco di Firenze una divertente caricatura.

Partiamo dal partito. Sono esterno, molto, al Pd da potermi dire abbastanza obiettivo nel mio pensiero. Matteo Renzi più di una volta ha disertato le varie assise del suo, suo occorre ribadirlo, partito lasciando sconcertati molti fra i suoi stessi simpatizzanti. Il non avere simboli di partito alla Leopolda non è una nota di merito ma una presa di distanza che non si giustifica se si milita in una organizzazione politica.

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Occorre avere coscienza che si sta rappresentando una parte, fino a prova contraria consistente, di italiani che in quel simbolo, e nel partito che c’è dietro, credono. Trovo quindi disdicevole aver creato un evento politico di rilevanza nazionale rivolto anche agli iscritti del Pd senza che visivamente ci si potesse riconoscere. II più grandicelli provino ad immaginare una manifestazione dei partiti della Prima Repubblica dove un esponente non fosse “orgoglioso” di mostrare i suoi vessilli. E, parliamoci chiaro, la forma è anche sostanza, specialmente in politica.

Trovo disdicevole anche il non considerare un dato politico come la vittoria di Cuperlo in diversi congressi locali. Secondo Renzi contano i gazebo, ovvero dove possono votare anche i semplici elettori. Allora cosa ci dice della corsa, meglio forse dell’assalto, al carro del vincitore da parte di alti, medi e piccoli dirigenti di partito? Torno a dire: Renzi di quale partito fa parte? E poi perché i giovani renziani rappresentano la speranza? Hanno qualche sogno diverso e/o migliore dei altri giovani, e meno giovani?

Ci vedo molta demagogia nell’agire politico di Renzi e sinceramente non fa nulla per neutralizzare questa impressione. Si va, anzi già ci siamo, verso quattro partiti che si reggono sui loro leader senza che le idee siano preponderanti. Berlusconi (perché tanto chi tira le fila sarà sempre lui), Renzi, Grillo e, molto staccato e in cerca di traino, Vendola.

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È vero, spesso ci si è dilettati nello sparare a zero contro Renzi senza neanche prendersi la briga di contestare il “verbo” renziano. Ma è altrettanto vero che il verbo è da ricercare con pazienza nel profluvio di parole del candidato a tutto. Vorremmo parole certe sulla crisi economica, sulle pensioni, oltre che un generico appoggio alla riforma Fornero, sul lavoro, sulla scuola, sulla sanità, insomma un po’ su tutto. E poi non sarebbe male che prendesse le distanze da dichiarazioni un po’ avventate di alcuni suoi noti sostenitori, in interviste mai smentite e non in ricostruzioni giornalistiche.

Mi sta bene il clima, il lavorare assieme, l’essere tutti uguali, ma non mi sembrano cose nuove che possano salvare l’Italia. Mi sembrano piuttosto una riverniciata a cose già viste e vissute.

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