“A chi critica suggerisco almeno di aspettare di vedere com’è fatta la legge, oggi pomeriggio”. La legge in questione è quella elettorale, e il mittente del messaggio è Matteo Renzi che nella direzione di oggi del Pd, in programma alle 16.00, porterà la sua proposta di riforma elettorale, che alcuni hanno già ribattezzato “Italicum”. Proposta che scatena da giorni diversi mal di pancia nel partito, soprattutto dopo la visita al Nazareno di Silvio Berlusconi, scatenando più di una protesta nella base del partito ma, e soprattutto, i malumori della minoranza democratica con tanto di protesta/minaccia “sottoponiamo tutto a referendum”.
La proposta – Voci di corridorio dicono che la novità sarebbe il doppio turno di coalizione: se nessuna coalizione ottiene il 35% le prime due vanno al ballottaggio per il premio. Se nessuno ottiene il 35%, dunque, le due coalizioni che hanno più voti vanno al ballottaggio 15 giorni dopo le elezioni per contendersi il premio del 15%. Un modo per evitare – spiegano gli ambienti del Pd – il ritorno delle larghe intese. Resterebbero – sempre secondo quanto viene anticipato – le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell’8% per le forze che si presentano da sole.
Restano le mini liste bloccate di sei candidati per circoscrizione e gli sbarramenti: al 5% per i partiti in coalizione e quello dell’8% per le forze che si presentano da sole.
Il sistema di ripartizione dei seggi resta quello proporzionale. Le circoscrizioni aumenteranno rispetto al numero attuale, ma non dovrebbero coincidere con le provincie come in Spagna.
I mal di pancia del Pd – “Da dirigente del Pd mi sono vergognato – ha accusato Stefano Fassina – Dall’altro giorno, la legge è un po’ meno uguale per tutti, non andava rilegittimato, non andava incoronato padre costituente pur avendo una sentenza passata in giudicato e un voto in Parlamento”. L’ex viceministro dice in modo chiaro quello che pensa. Ma i malumori più forti all’interno del Pd sono quelli che vengono dai cosiddetti bersaniani. Lo stesso ex segretario, ricevendo la visita di Renzi in ospedale, gli ha suggerito di non ignorare i malumori della base. Una formula elegante per certificare i suoi dubbi sull’accordo col Cavaliere. Alfredo D’Attorre, Nico Stumpo, Danilo Leva, bersaniani, chiedono a gran voce un referendum tra gli iscritti e oggi presenteranno un documento in direzione. Trincerandosi, ad onor del vero, dietro l’eventuale introduzione nella legge pensata da Renzi delle liste bloccate. “Se passano le liste bloccate – dice D’Attorre – come è annunciato è un tradimento del popolo delle primarie perché significa riesumare il Porcellum. La gente ha eletto Renzi non per fare quello che gli pare”. E comunque, annuncia D’Attorre, lui non voterà mai in Parlamento una riforma che restituisce un para-Porcellum, nemmeno nel nome della disciplina di partito.
Più cauti i “giovani turchi” e Gianni Cuperlo. Un inatteso assist a Renzi arriva proprio dai “giovani turchi”. Francesco Verducci, il portavoce, ha twittato: “Il berlusconismo è durato così a lungo grazie all’anti berlusconismo”. Mentre Matteo Orfini parla di “atteggiamento laico” necessario: “Il modello elettorale spagnolo corretto in senso tedesco è da valutare nel merito. Il nostro ‘no’ chiaro è sulle liste bloccate e pensiamo che ci voglia l’accordo nella maggioranza di governo. Ma le parole di Alfano lasciano ben sperare”. E su Berlusconi? “No all’antiberlusconismo becero, non ho condiviso l’uscita di Fassina, ma neppure quanto ha detto Gianni… “.
I cuperliani, così divisi, si incontreranno alle 13.00, prima della segreteria. E riunioni di corrente sono in vista, da Areadem ai Popolari. Pippo Civati, l’altro sfidante di Renzi alle primarie, mette in guardia dagli “abbracci mortali”: “Ma sono ridicole le critiche di quelli che sono stati nel governo con i berlusconiani, vediamo piuttosto il merito”.
Antonello Giacomelli, ex coodinatore della segreteria di Franceschini, ironizza: “Più cautela nei giudizi da chi è stato nel governo”, da Fassina cioè. Il lettiano Francesco Sanna sostiene che dell’incontro con Berlusconi bisogna farsene una ragione come del resto Letta fu costretto alle “larghe intese”. Sarcastico su Fassina anche Pittella: “Vergogna? Più che altro invidia”.
Forza Italia soddisfatta – Si respira soddisfazione, al contrario, in Forza Italia. “Con l’incontro di sabato Silvio Berlusconi e Matteo Renzi aprono un nuovo scenario: quello di una democrazia decidente e competitiva, in cui i maggiori partiti si riconoscono reciprocamente dignità e legittimazione, concorrono alla scrittura delle regole elettorali e istituzionali, e poi si sfidano per il governo sul terreno economico e sociale, con proposte alternative”, è il commento di Daniele Capezzone (Fi).
M5s e Sel all’attacco – All’opposizione, invece, M5s e Sel attaccano a testa bassa. Beppe Grillo punta come sua abitudine sull’ironia per colpire Renzi e Berlusconi, “due extra-parlamentari”: «La “Profonda Sintonia” con un pregiudicato al quale vengono affidate le sorti del Paese attraverso una nuova legge elettorale è un’allucinazione”, scrive sul suo blog . I grillini hanno annunciato che presenteranno una sua proposta a fine febbraio.
Nichi Vendola invece si rivolge direttamente al segretario del Pd: “L’eliminazione delle forze più piccole non è solo una lesione del diritto alla rappresentanza – afferma – ma una scelta pericolosa perché spesso quelle minoranze drenano consenso che potrebbe altrimenti finire alle forze populiste”.
Alfano: “Scongiurato il soffocamento in culla” del nostro partito –
Nella maggioranza Nuovo Centrodestra e Scelta Civica sembrano aver scelto il Parlamento come campo di confronto per bloccare una legge che mira a limitare il peso politico dei piccoli e, in alcuni casi, li condannerebbe addirittura alla scomparsa. Mentre la Lega non nasconde il timore che la riforma proposta punti ad eliminare il Carroccio da Camera e Senato.
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