La tragedia maggiore continua in queste ore a Gaza. Non ci sono aggettivi per definire questa barbarie tra le milizie di Hamas e gli oltranzismi di Israele. Anche l’estremo tentativo di mediazione dell’Egitto e la proposta di tregua è risultata impraticabile. Anche quella di poche ore di carattere esclusivamente umanitario.
Risultato sostanzialmente infruttuoso anche della missione speciale del nostro ministro degli Esteri che ha incontrato il presidente Peres e quello dell’autorità palestinese Abbas. L’incoraggiamento della Mogherini insistito sulla proposta di mediazione dell’Egitto, non ha avuto né forse avrebbe potuto ottenere risultati apprezzabili. Del resto tutte le diplomazie e i governi che hanno tentato di intervenire anche solo con proposte umanitarie non hanno purtroppo ottenuto risultati. Non poteva del resto il ministro Mogherini, pur in rappresentanza dell’Italia, Paese titolare del semestre europeo, avere un peso e una autorevolezza sufficiente.
Nelle stesse ore in cui proseguiva con tutta la sua ferocia e disumanità la guerra intorno a Gaza, a Bruxelles si consumava l’incontro di tutti i capi di governo della Ue con un nulla di fatto e l’aggiornamento a fine agosto. Si dovevano decidere le nomine dell’esecutivo europeo dopo l’elezione da parte del Parlamento di Juncker.
I rinvii in politica sono all’ordine del giorno, non solo in Italia. Non costituisce di per sé un fatto drammatico il mancato accordo finora sui ministri del governo di Bruxelles. Spiacevole tuttavia il modo in cui è stata continuamente tirata in ballo la nostra ministra degli Esteri con apprezzamenti discutibili e di cattivo gusto, fatti circolare ad arte e che non hanno comunque giovato all’immagine dell’Italia e del nostro presidente del Consiglio. Sempre pimpante e comunicativo ha dichiarato che della Mogherini nessuno aveva parlato, che non c’erano stati veti di sorta, che in ogni caso l’Italia li avrebbe ritenuti inaccettabili secondo un elementare principio di rispetto e dignità.
Il pasticcio però non riguardava solamente la vicenda del super ministro della politica estera europea perché si faceva comparire- sempre tra indiscrezioni e smentite, anche il nome di Enrico Letta in sostituzione del presidente Van Rompuy , con conseguenti smentite e contrastanti interpretazioni. Soprattutto quasi merce di scambio con la candidatura di Mogherini , quasi a volere scaricare su Renzi la colpa dell’inconcludenza del vertice.
Con evidente minore drammaticità rispetto alla crisi di Gaza, ma anche di quelle non meno gravi dell’Irak, della Siria, dell’Afganistan, della Libia e dell’Ucraina, anche a Bruxelles le responsabilità politiche e istituzionali dell’Europa risultavano di tutta evidenza e gravità. Analoghe considerazioni sulla insufficienza e inadeguatezza della politica potrebbero valere per il nostro Paese alle prese con l’ingorgo dei lavori parlamentari su provvedimenti di straordinaria importanza per le risposte sempre più urgenti che gli italiani attendono da troppo tempo e in condizioni sempre più gravi. Renzi è bravo a comunicare, a sottolineare l’urgenza di affrontare i principali nodi del Paese, riforme istituzionali comprese, indicando scadenze e tempi che ovviamente non è facile rispettare.
Proprio 100 anni fa nasceva Gino Bartali che oltre a vincere riusciva a scambiare la borraccia addirittura con Fausto Coppi. Ma lui correva davvero e giungeva spesso primo. Ha preso anche parte alla Resistenza toscana e umbra trasportando documenti e messaggi importantissimi per le formazioni partigiane. Sempre in incognito, con non pochi rischi, sempre con grande umiltà e consapevole del suo modesto contributo. Bartali sarà ricordato anche a palazzo Vecchio a 100 anni dalla nascita. Una occasione utile per qualche riflessione utile al nostro presidente del Consiglio che ama la pedalare ed arrivare primo.
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