“Non siamo noi, non è il governo, non è il Partito democratico a cercare lo scontro. Io mi faccio molte domande, mi interrogo e sento la responsabilità del cambiamento che stiamo portando, che è autentica e non di facciata. Ma vorrei che anche il sindacato e più in generale il mondo della sinistra si chiedesse se non ci sia una grande opportunità da cogliere”. Queste le parole del presidente del Consiglio Matteo Renzi in una lettera a ‘La Repubblica’. in risposta all’editoriale ‘Parole sbagliate’, sull’attacco del presidente del Consiglio ai sindacati, pubblicato ieri dallo stesso quotidiano.
“So che Repubblica non vuole farci un esame del sangue, come invece pretenderebbe qualcuno anche dalle parti del sindacato”. “Ho un profondo rispetto per il lavoro e per i lavoratori che il sindacato rappresenta. Penso che altrettanto rispetto sia da chiedere anche nei confronti di un governo che sta cambiando il mondo del lavoro per evitare che alibi e tabù tengano fuori dal mercato milioni di lavoratori solo perché non hanno contratto o sono precari. Se entriamo nel merito del Jobs Act vediamo che non c’è riforma più di sinistra”.
“Ho sempre rivendicato, con fierezza ed orgoglio – ha sottolineato il premier – l’appartenenza del Partito democratico alla sinistra, alla sua storia, la sua identità plurale, le sue culture, le sue radici. Per questo ho spinto al massimo perché il Pd, dopo anni e anni di dibattito, fosse collocato in Europa dove è adesso, dentro la famiglia socialista della quale oggi, grazie al risultato delle ultime elezioni, è il primo partito con oltre 11 milioni di voti. Questo per dire che nei comportamenti concreti, nelle scelte strategiche, il Pd sa da che parte stare. Dalla parte dei più deboli, dalla parte della speranza e della fiducia in un futuro che va costruito insieme”.
Quanto alla legge elettorale, “l’alternativa all’Italicum è lo status quo proporzionalistico. Che convince chi ha in mente un disegno neocentrista che fino a qualche mese fa era sul tavolo e che noi abbiamo sparecchiato”.
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