Pisapia: introdurre il reato di tortura, è un principio di civiltà

Lo ha scritto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, già difensore della famiglia di Carlo Giuliani, ucciso a Genova il 20 luglio del 2001, sul suo profilo Facebook.

Pisapia: introdurre il reato di tortura, è un principio di civiltà
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7 Aprile 2015 - 21.20


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“Il reato di tortura non può più essere l’oggetto dell’ennesima polemica politica, ma l’affermazione di un principio di civiltà e di diritto. E’ ora di colmare questo vuoto legislativo che relega il nostro paese ai margini dell’Europa in materia di diritti umani”. Lo ha scritto il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, già difensore della famiglia di Carlo Giuliani, ucciso a Genova il 20 luglio del 2001, sul suo profilo Facebook.
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“Ormai non c’è più alcun dubbio quello che per anni in tanti abbiamo sostenuto è stato confermato dalla sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per tortura per i fatti accaduti all’interno della Scuola Diaz nel luglio del 2001 durante il Genova Social Forum”.

“Mi ricordo bene quei giorni – prosegue Pisapia – ero lì e sono stato tra i primi a scoprire e denunciare quei fatti e quanto avvenuto nella caserma-lager di Bolzaneto”.

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“Ho visto con i miei occhi – aggiunge ragazze e ragazzi, persone innocenti, e solo dopo riconosciute tali, fermate, picchiate, insultate, colpite nella loro dignità. E’ stata una orribile pagina della nostra storia più recente”.

Certo, ha proseguito il sindaco, “i giudici hanno riconosciuto negli anni, durante i processi, che quelle persone sono state sottoposte a continue e gravi violenze, ma i colpevoli sono stati condannati solo per reati minori perché, come ha sottolineato anche la sentenza di oggi, nella nostra legislazione non esiste il reato di tortura”.

“Reato che, insieme ad altri parlamentari – conclude Pisapia – fin dagli anni ’90 proponemmo di introdurre nel codice penale e a cui si opposero Lega e centrodestra. La sentenza di Strasburgo non solo ci impone un cambiamento legislativo ma impone a tutti noi una seria riflessione e un cambiamento culturale”.

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