Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è sulle barricate: non ci sta ad essere liquidato dal Movimento 5 stelle, così. Soprattutto dopo il differente trattamento rispetto al sindaco di Livorno Nogarin. Nonostante il suo omologo dice di non averlo scaricato e urla alla trasparenza, Pizzarotti vuole difendersi fino all’ultimo dalle accuse che potrebbero portarlo fuori dal Movimento, per dimostrare, se non al direttorio e allo staff almeno agli elettori, di non meritare di essere messo alla porta.
Su facebook. Il sindaco di Parma Federico Pizzarotti è indagato nell’inchiesta sulle nomine alla Fondazione Teatro Regio. Dopo la sua sospensione dal M5s per mancata trasparenza ha rinnovato la sua richiesta di confronto con i vertici del Movimento. “Sono come sempre disponibile a confrontarmi sia con il direttorio, sia con il gruppo parlamentare che avrebbe richiesto un’assemblea. Penso che una diretta streaming come si faceva un tempo sarebbe in linea con quei concetti di trasparenza che mi vengono richiesti. Vediamoci e parliamo, solo così potremo chiarire. Io il mio passo in avanti l’ho fatto. Ora tocca a voi”, ha scritto oggi su Facebook.
Lancia la sfida al direttorio a un confronto diretto. “Ho sentito di parlamentari che vorrebbero un’assemblea interna per discutere, io sono disponibile anche in quel caso al confronto, a portare la mia voce e i miei documenti e le cose che abbiamo fatto. Anche in diretta streaming”, ha detto al Tg1.
Dopo gli ultimi movimentati giorni (la notizia dell’indagine per le nomine al teatro Regio, accuse e solidarietà culminate con la ‘sospensione’ via blog dal M5s, epilogo di anni di rapporti tesi) il sindaco di Parma e la sua squadra stanno lavorando su vari fronti, con obiettivi di breve e di lungo periodo. Intanto Pizzarotti vuole preparare al meglio i prossimi dieci giorni: con i suoi collaboratori sta lavorando al ‘dossier’ che vuole presentare per respingere le accuse arrivare via mail.
Se il direttorio accetta la sfida anche in un’assemblea. Poi vuole serrare i ranghi fra i suoi: per evitare che pressioni romane o genovesi facciano vacillare quella granitica compattezza che finora ha dimostrato il gruppo consiliare nel seguire la linea del sindaco, soprattutto in vista del prossimo consiglio comunale, convocato per il 24 maggio, nel quale il Pd ha chiesto di verificare la sussistenza della maggioranza.
Tutto per far passare due messaggi: il primo lo ha sintetizzato il capogruppo del M5s in Comune a Parma Marco Bosi, uno dei più stretti e fidati collaboratori di Pizzarotti: “Noi siamo nel Movimento 5 Stelle ed è il Movimento che ci interessa”. L’altro è quello di mettere l’interesse della città avanti a tutto.
“Io – ha scritto su Facebook in un post nel quale allude alle accuse mossegli da Alessandro Di Battista – i miei concittadini li porto tutti nel cuore, è il loro benessere il mio primo pensiero quando mi alzo e l’ultimo quando vado a riposare. Sono cose che tu non puoi nemmeno capire”.
Anche se Pizzarotti vuol condurre la sua difesa fino alla fine prima di arrivare all’espulsione (secondo le regole del Movimento mancano ancora otto giorni), nel suo entourage le speranze di far cambiare idea ai vertici del Movimento, costringendo staff e direttorio ad una secca sconfitta, non sono moltissime. E così si comincia già a pensare anche alla road map dei prossimi mesi. Smentita l’ipotesi di una convention con critici e delusi del movimento (“E’ una stupidata”, ha detto il sindaco al Tg1), il traguardo sono le elezioni amministrative dell’anno prossimo. Pizzarotti nel Pd ha molti fan, ma l’idea di farne un candidato di centrosinistra pare un’ipotesi quantomeno spericolata anche ai più fantasiosi. Ma se il M5s dovesse espellerlo, il tentativo di conquistare nel 2017, dopo un anno di governo ‘autonomo’, un secondo mandato senza forze politiche nazionali alle spalle potrebbe sì, a quel punto, fare da base per un esperimento capace di assumere rilevanza nazionale.
Lo difende Giachetti. In difesa del primo cittadino di Parma è intervenuto oggi anche Roberto Giachetti, candidato sindaco a Roma: “Ho conosciuto Pizzarotti e secondo me è persona per bene – ha detto questa mattina ad Agorà su Rai3 – io ho sempre detto che un avviso di garanzia non significa automaticamente le dimissioni ma penso che un amministratore deve decidere se dimettersi o meno in ragione di quello che pensa essere il reato che gli viene contestato. Il M5S è garantista coi loro e quando tocca agli altri basta un avviso di garanzia per dire “ladri”. In un’altra televisione – ha aggiunto – io ho visto Di Battista che ha mostrato una piovra e dentro quel quadro ci metteva persone innocenti, mai condannate o assolte. Questo è inguardabile rispetto a come si comportano con i loro amministratori, valutandone uno o un altro”.
Di Maio sulla sospensione. “C’è una procedura in corso. E io non ho alcun potere di decidere sospensioni o espulsioni, quello spetta al garante che èBeppe Grillo. Gli altri partiti mi imputano delle responsabilità perchè sono in cerca di visibilita’”. Lo dice Luigi Di Maio (M5s), vicepresidente della Camera, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’.