Venti di scissione, Emiliano: è Renzi che la vuole
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Venti di scissione, Emiliano: è Renzi che la vuole

L’ipotesi di un partito a sinistra del Pd sullo sfondo della data di voto e del Congresso.

Michele Emiliano
Michele Emiliano
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6 Febbraio 2017 - 17.57


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Continuano a tirare venti di scissione nel Partito Democratico, con l’ipotesi di un partito a sinistra del Pd. La sconfitta referendaria e le dimissioni del premier hanno provocato una ridislocazione delle sensibilità e delle correnti nel partito, con un crescere di critiche e insofferenza verso il segretario, oltre una presa di distanza dall’ipotesi di votare il prima possibile. Dopo l’annucio della “Cosa” di D’Alema (che secondo Ipsos può arrivare all’8%), e le parole al vetriolo di Bersani che ha messo in guardia Renzi sulla tenuta del Pd, è la volta di Emiliano, governatore pugliese.

Mentre Massimo D’Alema che ha già annunciato la nascita del suo movimento, Consenso ha incontrato nei giorni scorsi Nichi Vendola e Nicola Fratoianni (rispettivamente presidente di Sel e deputato di Sinistra Italiana), Emiliano ieri a Skytg24 si riferiva alla scissione come “la più grande sconfitta da evitare con ogni mezzo, e il congresso è l’unico modo perché così chi vince sarà sostenuto da chi perde come farei io se Renzi dovesse vincere” oggi continnua l’affondo e si profila sempre di più come l’anti-Renzi, candidato alla segreteria del partito.

“Renzi in questo momento è come un autista che ha sbattuto contro un muro a 300 all’ora e anziché domandarsi cos’è successo, chiede le chiavi di un’altra macchina”. Questo ha detto intervistato da ‘Libero’. Michele Emiliano ha continuato: “Se non apre il congresso significa che in fondo la scissione del Pd la vuole lui, per non mettersi d’accordo con nessuno”, avverte il governatore della Puglia.

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“Sono addolorato – ha aggiunto – perché speravo che riuscisse a riunirci tutti. Invece la sua gestione ci ha portato a rovinose sconfitte politiche”.

Per Emiliano l’Ulivo “è stato l’unico modo che la sinistra ha avuto nella storia per vincere le elezioni, perfino contro un Berlusconi al massimo della forza, situazione da cui ora è ben lontano”.

Latorre: “La scissione del Pd “sarebbe un fallimento, una iattura, un disastro”. “Che Renzi deve evitare” ma “se ci fosse una scissione da sinistra uno con la mia storia non potrebbe rimanare a bordo del Pd. Come si fa sull’autobus. Premerei il pulsante ‘stop’ e scenderei subito”. Lo ha affermato, in una intervista al Corriere della Sera, il senatore dem Nicola Latorre, a lungo braccio destro di D’Alema.

“Quella di D’Alema – ha spiegato Latorre – è un’iniziativa esterna al Pd e coinvolge elettori che non sono del Pd. La componente riformista non può non essere parte del centrosinistra. Bersani, Emiliano, Speranza e Rossi fanno iniziative interne al Pd. Chiedono un cambio di rotta dopo la sconfitta referendaria. I margini di un’intesa se sgombriamo il campo da sospetti e retropensieri ci sono. E Renzi deve essere protagonista di questa fase con una svolta radicale”.

Orfini: chi vuole la scissione, vuole la coalizione.  Diversa è la posizione dei renziani. “Ai tanti tra di noi che oggi vedono il ritorno alle coalizioni come rimedio per tutti i mali, suggerirei di riflettere sul fatto che quello e’ il terreno ideale proprio per coloro che coltivano ipotesi di scissione. Tornare a quell’impianto significa negare alla radice le ragioni per cui e’ nato il Pd. Significa, teoricamente e praticamente, rimetterne in discussione l’esistenza”. A scriverlo e’ Matteo Orfini, presidente del Partito Democratico, in un articolo pubblicato sul sito della rivista Left Wing, dal titolo “Non rottamiamo il Pd”. 

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