Migranti, salta la riforma di Dublino: l'Italia si accoda all'Ungheria

Nessuna intesa sulle modifiche alle regole per le richieste d'asilo in Europa. Salvini: "è una vittoria, abbiamo spaccato il fronte"

Migranti, salta la riforma di Dublino
Migranti, salta la riforma di Dublino
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5 Giugno 2018 - 13.41


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Nessuna intesa sulla riforma delle regole di Dublino per rivedere l’accordo che disciplina il diritto d’asilo per i migranti che arrivano in Europa. L’Italia, assieme alla Spagna e i Paesi del gruppo di Visegrad (Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria) hanno detto no alla riforma del Trattato di Dublino sulla politica di asilo.
Al vertice dei ministri dell’Interno a Lussemburgo sono arrivati anche i no di Germania, Austria, Romania, Slovenia, Grecia, Cipro e Malta. Soddisfatto il ministro dell’Interno Salvini: “è una vittoria per noi, avevamo una posizione contraria ed altri Paesi ci sono venuti dietro, abbiamo spaccato il fronte. Significa che non è vero che non si può incidere sulle politiche europee”.
Il presidente del Parlamento europeo Tajani. “La proposta del Parlamento europeo per la riforma di Dublino – ha detto il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani – è l’unica che mette insieme fermezza e solidarietà. E’ su questa base che gli Stati membri e il Consiglio devono lavorare. Per fermare l’immigrazione clandestina serve un piano Marshall per l’Africa e un accordo con la Libia e i Paesi di transito come quello fatto con la Turchia”.
La reazione del Belgio. “La riforma del regolamento di Dublino è morta”. Così il segretario di stato all’Asilo belga Theo Francken. “Non c’è una base sufficiente per andare avanti nella discussione. Molti Paesi hanno espresso resistenze importanti”.
Il no di Berlino. “La Germania – ha affermato il segretario di stato tedesco Stephan Mayer – è aperta ad una discussione costruttiva sulla proposta della presidenza bulgara per la riforma del regolamento di Dublino, ma com’è attualmente non la accettiamo”.
L’avvertimento di Vienna. “Se non ci sarà un’intesa sulla proposta per la riforma del regolamento di Dublino sul tavolo al vertice dei leader Ue di giugno – ha detto il ministro dell’Interno austriaco Herbert Kickl – alla riunione informale Affari interni di Innsbruck a settembre (durante la presidenza austriaca), annuncerò qualcosa come un piccola rivoluzione copernicana sulla politica di asilo”. Poi ha aggiunto che in giornata si sentirà al telefono con Salvini.
La Svezia accusa le destre. “L’Europa ha bisogno di un’intesa sulla riforma di Dublino – ha detto il ministro alla migrazione svedese Helene Fritzon – ma con le elezioni delle destre in Europa c’è un problema per raggiungere un compromesso oggi. C’è un clima politico più duro. Non si tratta solo dell’Italia, ma anche la Slovenia”.

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Lo scontro in atto è fra chi sostiene la necessità di una ripartizione di richiedenti asilo e rifugiati fra tutti gli Stati membri, secondo un sistema di quote, e i fautori della linea dura, che puntano sulla responsabilità dei Paesi di frontiera con un coinvolgimento soltanto finanziario per i partner.
Le regole attualmente in vigore prevedono che sia il Paese di prima accoglienza a esaminare le domande di asilo. L’Italia, la Grecia e la Spagna sono i punti di accesso principali per i migranti che vogliano entrare in Europa.
La necessità di una riforma del processo di richiesta d’asilo è diventata pressante da parte di molti Paesi membri. Ma il gruppo di Visegrad – Polonia, Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia – ha rifiutato o opposto forti resistenze al tentativo della Commissione europea di imporre quote di accoglienza.
Il testo della proposta di riforma della presidenza bulgara passerà ora all’attenzione del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che deciderà come portare avanti la discussione al summit dei leader. Molte fonti osservano comunque che resta poco tempo per una trattativa molto complicata che, anche alla luce della posizione espressa dalla Germania, appare avviarsi su un binario morto.

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