Di Maio nega il fallimento: "Colpa di chi terrorizza sui nostri provvedimenti"
Top

Di Maio nega il fallimento: "Colpa di chi terrorizza sui nostri provvedimenti"

Giggino prosegue nel suo repertorio preferito: negare l'evidenza e dare la colpa agli altri. E infine una minaccia: "Il governo durerà 4 anni"

Di Maio
Di Maio
Preroll

globalist Modifica articolo

10 Marzo 2019 - 11.26


ATF

L’Italia è in recessione economica, fanalino di coda in Europa. Tutti gli indicatori economici sono negativi, la manovra finanziaria è una cappa sulla testa degli italiani che saranno ancora più indebitati e che presto dovranno pagare il prezzo delle previsioni farlocche di crescita smentite dai fatti.
Un paese incatenato, in mano a quattro sprovveduti reazionari e Giggino Di Maio mantiene la cravattina annodata per lamentarsi con grande sprezzo del ridicolo.
“Ogni giorno avete una notizia che non dovrebbe farvi stare tranquilli: ad esempio sul dl dignità che doveva far perdere posti di lavoro. Ma siccome non funziona più terrorizare sui provvedimenti, allora adesso tutti i giorni si alimenta un senso di instabilità, a volte alimentato anche da esponenti del Governo. Ma il M5s vuole tranquillizzare, chi dice ‘vediamo chi va fino in fondo’, ‘chi ha la testa più dura’, è folklore. Senza creare shock, tranquillizzando il Paese, vedrete che non ci fermerà nesuno”.

Lo ha detto il capo politico del M5s Luigi Di Maio, intervenendo al Villaggio Rousseau organizzato dalla Associazione Casaleggio a Milano.
“Questo è un governo che durerà altri 4 anni, ma ora la sfida è ragionare a 30 anni, e pensare le cose che vedranno i nostri figli, e tra 30 anni si potrà dire ‘quel processo l’ha avviato il M5s quando era al governo”, ha aggiunto Di Maio.

Leggi anche:  Perché la candidatura di Donatella Di Cesare in Calabria rischia di trasformarsi in un boomerang per il centrosinistra

Tra 30 anni gli storici ricorderanno questi tempi con grande inquietudine. Altro che meriti.

Secondo Di Maio “siamo in una fase di transizione, dobbiamo dotare il Paese degli strumenti per affrontarla, ma non vogliamo distruggere quello che c’è e creare la nostra idea: così non potrebbe funzionare”. Ancora: “Siamo in una fase di transizione importantissima: democrazia, lavoro, tecnologie, che cambia gli Stati democratici. Non siamo chiamati a distruggere tutto quello che c’era finora, ma mettere dei semi per far germogliare nei prossimi decenni questi strumenti”.
Ad esempio, con riferimento alla riforma del referendum propositivo, “non siamo chiamati nè a distruggere nè a depotenziare la democrazia rappresentativa, non è questo il nostro compito. Vogliamo che quando arriverà il momento di ricorrere alla democrazia diretta per scelte importanti, quegli strumenti ci saranno. Poi saranno i cittadini a decidere se usare la democrazia diretta, quella rappresentativa o tutte e due insieme”. E quindi “quando finirò l’esperienza al governo, da cittadini avrò uno strumento in più per decidere su un tema. È quello che stiamo cercando di fare con molta calma, senza shock per la democrazia”. E poi, “se diamo la possibilità ai cittadini di decidere, abbiamo bisogno di meno rappresentanti: per questo contemporaneamente alla Camera che discuteva del referendum, il Senato tagliava di 345 il numero dei parlamentari: per una questione di costi, di qualità delle norme, e del fatto che si va verso un altro modello di democrazia”.
Anche il Reddito di cittadinanza “non è un punto di arrivo ma rappresenta la messa in sicurezza di una società”. Come dimostra il fatto che “la Lombardia è la regione con più domande: si è detto che era una misura assistenziale che avrebbe aiutato il Sud, ma le difficoltà ci sono ovunque. In alcune periferie del Nord ci sono tassi di disoccupazione giovanile come al Sud”. Questo perché “e ve lo dico da ministro del Lavoro, massimo 6-7 anni e il 70% delle professioni sarà diverso o si trasformerà. In mezzo c’è un meccanismo di formazione necessario. Non dobbiamo resistere alla tecnologia, ma imparare ad usarla al meglio. Ci stanno prendendo in giro sui navigator: sono 6mila persone assunte dallo Stato che diamo in supporto alla formazione e ai centri dell’impiego regionale che stanno messi male per affrontare la sfida della formazione in itinere”.

Leggi anche:  Salvini e Bolsonaro: le fallacie argomentative per capovolgere la realtà e fare propaganda

 

Native

Articoli correlati