Prese a caso alcune dichiarazioni di Giuseppe Conte su Salvini: “Se tu avessi accettato di riferire qui in Senato sulla vicenda russa, vicenda che oggettivamente merita di essere chiarita anche per i riflessi sul piano internazionale, avresti evitato al tuo presidente del Consiglio di presentarsi al tuo posto rifiutandoti per giunta di condividere con lui le informazioni di cui sei in possesso”.
E ancora: “La verità è che dopo il voto europeo, Salvini ha posto in essere un’operazione di distacco e pretesto per lasciare il governo, decisione che ha compromesso la legge di bilancio”.
E poi: “Se tu avessi mostrato cultura delle regole l’intera azione di governo ne avrebbe tratto giovamento. La culture delle regole non si improvvisa ma è la qualità fondamentale per fare il ministro o il presidente del Consiglio”.
E di seguito: “Le scelte compiute, i comportamenti adottati in questi giorni dal ministro dell’Interno rivelano scarsa responsabilità e grave carenza di cultura istituzionale”.
Altre considerazione: “Salvini ha seguito interessi personali e di partito. È pienamente legittimo per una forza politica incrementare la propria popolarità ma quando la corsa politica si concentra solo su interessi di parte non si tradisce solo la qualità nobile della politica ma si finisce per compromettere gli interessi nazionali”.
“Quando si assumono incarichi nazionali e dando via al governo del cambiamento si assumono specifici doveri nei confronti dello Stato e dei cittadini che non si possono accantonare alla prima convenienza utile”.
In conclusione: “Caro Matteo, pieni poteri per governare il paese e invocare le piazze a tuo sostegno, questa concezione mi preoccupa”.
Se Giuseppe Conte ha pensato e pensa queste cose di Salvini la domanda è: perché lo ha detto solo adesso che gli hanno tolto la fiducia? Perché non lo ha mandato a quel paese subito?
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