Di Maio sfiduciato di fatto dai suoi: "Servono soluzioni, non colpire me"

Di Maio fa la vittima e accusa i suoi di volerlo colpire, dimenticando che è da ieri che accampa assurde pretese rallentando la formazione del governo

Di Maio
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28 Agosto 2019 - 09.22


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Le verità è che Giggino Da Avellino sa benissimo di essere sfiduciato dai suoi. Escluso il cosiddetto partito dei ministri e dei sottosegretari, la larghissima maggioranza di deputati e senatori non sopporta più il capo politico che ha portato il Movimento al disastro dopo 14 mesi di subordinazione a Salvini e che, soprattutto, ha scelto per il governo figure inadeguate (Toninelli, Grillo, Lezzi, Bonisoli, Bonafede) ignorando competenze ben più strutturate che esistevano sia dentro M5s che da intellettuali e tecnici d’area.
Quindi il problema di Di Maio non è esterno ma interno, anche se in un Movimento dalla opaca democrazia interna il malumore non si può trasformare nella scelta di un nuovo capo, magari che non sia nello stesso tempo ministro e capo politico.
Ma Di Maio fa lo gnorri, anzi fa il Salvini: perché nella testa del leader M5s si profila un’idea: fare con il Pd quello che la Lega ha fatto con lui. E quindi, sentendo di avere il coltello dalla parte del manico, Di Maio sceglie l’arma preferita del suo ormai ex alleato: il vittimismo. 
“Sono ore molto difficili per il Paese, in cui ognuno dovrebbe saper dimostrare responsabilità. Ci siamo ritrovati in una crisi di governo senza un perché, per colpe che non sono certo attribuibili al M5S. Mi sorprende che qualcuno sembri essere più concentrato a colpire il sottoscritto che a trovare soluzioni per gli italiani. Ma questa è la politica. Anzi, questa è una certa politica, abituata a concepire il dibattito non come un’occasione di crescita, bensì come uno scontro continuo e sistematico sulle persone. Non ho intenzione di aggiungere altro” ha scritto Di Maio. 

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