Continua la rivolta dei parlamentari del M5s contro Di Maio: se ieri il capo politico era accusato di eccessivo personalismo e di badare più alla sua poltrona, oggi è sotto accusa la piattaforma Rousseau, considerata un aberrazione tanto più che se dovesse esserci l’incarico a Conte un’eventuale votazione contraria rappresenterebbe la fine del Movimento, perchè la sedicente ‘base’ azzopperebbe il leader politico. Questa eventualità sta provocando numerosi malumori, anche perché sono molti i grillini che ricordano che loro sono stati votati nei collegi, da centinaia di migliaia di persone, e le loro decisioni non possono stare sotto il capestro di una decisione online.
A maggior ragione, tutti sottolineano che il mandato era stato dato ai capigruppo per trattare sui contenuti, ed è assolutamente inverosimile che Di Maio si metta di traverso generando situazioni che farebbero male sia al Movimento che ad una possibile alleanza.
Dipendesse dai parlamentari, Di Maio sarebbe immediatamente sfiduciato come capo politico, ma – purtroppo – per le dinamiche interne al Movimento, essi sono ancora soggetti ai capricci di Giggino e dei pochi Di Maio Boys che sono rimasti.
Ma il dato che sta lasciando più allibiti è la pretesa di Di Maio, la cui inesperienza politica è sotto gli occhi di tutti, di sostituire Salvini al Viminale, altro dicastero sul quale non ha alcuna competenza se non quella, semmai di aver acriticamente appoggiato tutte le scelte più nefaste di Salvini.
Al contrario, il Pd proprio per ridare autorevolezza a un ministero delicatissimo, che dovrebbe essere per molti aspetti super partes e che è stato invece usato come manganello politico da Capitan Nutella, ha proposto l’attuale capo della polizia, il prefetto Franco Gabrielli.
Ora se, come anche molti parlamentari M5s fanno notare, la stella polare del movimento dovrebbe essere quella della competenza perché rifiutare in maniera così perentoria di affidare il Viminale a un servitore dello Stato di lunga data e insistere per metterci Di Maio, che tra l’altro dovrebbe saltare da un ministero all’altro non avendo alcuna esperienza?
Basterebbe mettere i due curricula in parallelo per vedere chi tra Gabrielli e Di Maio potrebbe gestire meglio una fase politica nella quale il ministero dell’Interno dovrebbe essere decisivo per mettere l’istituzione al riparo da strumentalizzazioni politiche e contribuire a non dare alibi a chi cavalca odio, rancore e razzismo.
Ma non solo: ciò che lascia sconcertati molti spettatori (anche nel M5s) e l’altra pretesa sempre di Di Maio di considerare Giuseppe Conte non espressione del M5s, ma una figura super partes. Da qui la richiesta – ultimatum di vedersi riconfermato come vicepremier.
La realtà è un’altra e anche in questo caso è sotto gli occhi di tutti: Giuseppe Conte era così interno al Movimento da essere stato indicato da Di Maio come possibile ministro di un monocolore grillino. Ed è altrettanto noto che il M5s punti tutto su Conte quale figura da utilizzare in una possibile campagna elettorale. E allora perché insistere sul fatto che sia super partes?
Le ore passano e cresce il nervosismo soprattutto tra deputati e senatori grillini che vedono avvicinarsi le elezioni anticipate e sfumare un governo che rappresenti una svolta perché il loro capo politico, reduce da clamorose sconfitte, senta il bisogno di alzare le penne quasi come riscatto per averle tenute abbassate per più di un anno.
Oltre gli umori della base quello che è certo è che la stragrande maggioranza della compagine parlamentare M5s ha sofferto e di molto l’alleanza con Salvini, compresi quelli che si sono tenuti dentro il magone votando a favore del decreto sicurezza, della legittima difesa e il salvatagio della Diciotti.
Però Di Maio e i Di Maio boys, come già detto da Globalist nei giorni scorsi, sono la minoranza che detiene la golden share. E tutti sperano che non faccia affondare ancora una volta la barca grillina anteponendo la sua poltrona alle sorti del Movimento.
Votazione su Rousseau: tra i parlamentari M5s rivolta contro le forzature di Di Maio
Gli stessi parlamentari dei cinque stelle mal sopportano le ambizioni del loro leader, che si è messo in testa di fare il gioco di Salvini
Preroll
globalist Modifica articolo
28 Agosto 2019 - 08.31
ATF
Native
Articoli correlati