Il premier Conte in un’intervista al Foglio, il ministro Di Maio in una lettera a Repubblica: entrambi impegnati – all’indomani della battuta d’arresto della mediazione europea e italiana sulla Libia – a raccontare al Paese quanto lavoro si fa sulla politica estera in queste ore e quanto successo si stia ottenendo.
“Su questo dossier vedo da troppo tempo delle rappresentazioni completamente sbagliate” perché “l’Italia fa della coerenza il punto di forza della sua politica internazionale” scegliendo sin dall’inizio “di parteggiare per il benessere e la prosperità del popolo libico” e “per giungere a questo risultato abbiamo appoggiato, in linea con l’Onu e con il riconoscimento dell’intera comunità internazionale, il governo di accordo nazionale presieduto da Serraj”, dice il premier al Foglio.
Secondo Conte, “occorre considerare che lo scenario libico si è sempre mostrato molto complesso e, in particolare, tradizionalmente frammentato in molteplici fazioni, tribù, milizie” perciò al fine di favorire una soluzione politica che stabilizzasse definitivamente il paese e integrasse tutte le componenti anche della Cirenaica, sostiene Conte, “abbiamo cercato di coltivare sempre anche un dialogo con il generale Haftar”. Ed è per questa ragione, spiega il premier che ieri pomeriggio “ho incontrato quest’ultimo per cercare di convincerlo a desistere dall’iniziativa militare e ad abbracciare un percorso di negoziazione utile a indirizzare la Libia verso una definitiva pacificazione” dice il capo del governo nel tentativo anche di stemperare le polemiche dopo che è invece saltato l’incontro con Serraj che ha ripreso l’aere per far ritorno in Libia.
Di Maio firma invece una lettera su Repubblica: “Credo sia giunto il momento di guardare avanti e pianificare, poiché il bivio in questione proietta una scelta chiarissima davanti a noi: o iniziamo a fare squadra, oppure ci relegheremo in un angolo senza via d’uscita”. Il ministro rivendica che “dopo anni di immobilismo e difficoltà del sistema Italia”, il bivio in questione non è mettere in discussione “lo straordinario lavoro dei nostri tecnici, del corpo diplomatico, del personale militare e dei nostri apparati di intelligence” ma semmai “la capacità mostrata dalla politica nel saper integrare e mettere a sistema queste qualità e competenze”. Tanto più all’indomani di eventi che “rischiano di cambiare irrimediabilmente il destino della regione mediorientale” e che “sono il segno tangibile di un caos in cui incidono variabili articolate e complesse, in una cornice peraltro in cui l’onda lunga delle Primavere arabe ha ancora un peso determinante”.
È possibile scommettere sulla pacificazione in Libia?, chiede il Foglio al premier Conte. “Non sono un giocatore d’azzardo”, risponde, perciò non scommetto ma preferisce lavorare “per trovare soluzioni politiche, nel confronto e nel dialogo, e cerchiamo, per quanto possibile, di fare il massimo per evitare che si consolidi un conflitto ‘per procura’, con attori esterni che invece di contribuire al dialogo e a una soluzione politica, finiscano per alimentare il conflitto armato”.
Sull’eliminazione di Soleimani dice di non aver “espresso reazioni da tifoso” né di essersi “abbandonato a reazioni emotive” ma “mi sono subito sforzato di comprendere le conseguenze che potevano derivare da questo gesto” e “le sue implicazioni”, precisa.
Sulle sanzioni, in particolare nei confronti della Russia, Conte sostiene di non aver “mai sostenuto e tuttora non sostengo la rimozione delle sanzioni tout court. In occasione dei vari Consigli europei non ho mai bloccato il rinnovo delle sanzioni. Ma l’Italia è in prima fila per favorire il dialogo e la realizzazione delle condizioni per il superamento del sistema sanzionatorio. Riteniamo che le sanzioni siano solo un mezzo, e non siano fini a se stesse”.
Dagli esteri alla politica interna, con una mezza apertura a un ipotetico allargamento della maggioranza. “Una maggioranza composta da Pd, M5S e
Forza Italia, come quella che in Europa ha votato per Ursula von der Leyen? Se si dovesse verificare questa condizione e questa premessa la valuteremo. Si tratterebbe di un passaggio senz’altro significativo dal punto di vista politico. Ma in questo momento quello che auspico è altro: coesione e spirito di squadra per questa maggioranza”.
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