Anche il Senato ha approvato la risoluzione presentata dalla maggioranza di Governo sulla riforma del Mes e sulle comunicazioni di Giuseppe Conte, in vista del prossimo Consiglio Europeo.
I voti favorevoli sono stati 156, contrari 129, astenuti 4. La seduta è stata sospesa per le proteste dei senatori del centrodestra, che hanno mostrato cartelli in Aula e non hanno accolto l’invito a ritirarli.
Questa mattina la Camera ha approvato la risoluzione della maggioranza sulla riforma del Mes. L’Aula ha dato l’ok alla risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio sul Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020, con 314 voti a favore, 239 contrari e 9 astensioni.
Oltre alla risoluzione presentata dalla maggioranza, la Camera ha dato il via libera anche alla risoluzione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio sul consiglio Ue, presentata da +Europa, riformulata su richiesta del governo e sulla quale il ministro degli Affari Europei, aveva espresso parere favorevole. La risoluzione presentata da Riccardo Magi e altri ha ottenuto 302 voti a favore, 249 contrari e 11 astensioni.
I lavori di stamattina.
Sulla riforma del Mes “resta la responsabilità delle Camere sulla ratifica” del trattato. A chiarirlo è il premier Giuseppe Conte nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue, sottolineando però che “per cambiare l’Ue è decisivo ben altro percorso. L’Italia si farà promotrice di una proposta innovatrice per integrare il nuovo Mes nell’intera architettura europea. Il modello a cui ispirarsi lo abbiamo già adottato, è il Next Geeneration Eu”.
“Il governo – ha aggiunto – ha bisogno anche della massima coesione delle forze di maggioranza per continuare a battersi in Ue. Il confronto dialettico è segno di vitalità e ricchezza ma è senz’altro salutare che sia fatto con spirito costruttivo e che non ci distragga dagli obiettivi”. Il premier ha quindi confermato la “forte determinazione per offrire il giusto contributo critico a riforme in corso” e ha assicurato che “alla conferenza dell’Unione l’Italia ha tutte le carte per incidere e giocare ruolo da protagonista”.
Il presidente del Consiglio si è poi rivolto anche alle opposizioni: “Spesso ho rivolto appello all’opposizione e in alcuni passaggi ho trovato ascolto. Il tavolo del confronto rimane sempre aperto”.
Sul Meccanismo europeo di stabilità, Conte ha concluso sottolineando che “devono essere riconsiderate in maniera radicale struttura e funzione del Mes affinché sia trasformato in uno strumento diverso”.
Recovery Plan
La netta opposizione di Italia Viva alla cabina di regia per gestire i soldi del Recovery Fund è stata ribadita ieri da Matteo Renzi. Sulle determinazioni contenute nel decreto sul Recovery Fund ci può essere la rottura di Iv con il governo Conte? “Spero proprio di no ma temo di sì – ha detto il leader di Iv al Tg2 Rai – perché insistere su una misura che sostituisce il governo con una task force, la seduta del Parlamento con una diretta Facebook e che, addirittura, pretende di sostituire i Servizi segreti con una fondazione privata voluta dal premier, è una follia. Noi abbiamo mandato a casa Salvini per non dargli i pieni poteri, ma non è che i pieni poteri li diamo a Conte”. Per Renzi, il decreto di attuazione del Recovery Fund “pensa alla moltiplicazione delle poltrone ma non va a dare una mano ai disoccupati, ai negozi chiusi alle persone che soffrono. Se le cose rimangono come sono, noi di Iv voteremo contro. Per noi un’ideale vale più di una poltrona”.
“Non abbiamo nessuna voglia di far cadere il governo. Semplicemente, un governo è fatto da una maggioranza politica che decide insieme e porta avanti un progetto condiviso” ha detto a ‘Un giorno da pecora’ Ettore Rosato, presidente di Italia Viva. “Non possiamo sempre leggere sui giornali le cose che si vogliono fare. E’ una questione di contenuto, poi c’è anche il principio. Il contenuto è assolutamente inaccettabile”, ha scandito, ovvero “l’idea che invece dei ministri, appena definiti i più bravi del mondo, mettiamo 6 manager con 300 burocrati a gestire la ricostruzione, la più grande partita di risorse pubbliche dopo il Piano Marshall”. “Pensiamo che non si possa decidere come utilizzare risorse così importanti in un salotto senza che nessuno sappia niente”, ha insistito il vicepresidente della Camera.
Ma il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, capo delegazione del M5S nel governo, ha assicurato che “il confronto sul Recovery Plan e la sua governance non è mancato e non mancherà”.