Damiano: "Renzi se ne frega del bene del paese, non torniamo con lui"
Top

Damiano: "Renzi se ne frega del bene del paese, non torniamo con lui"

L'ex deputato Pd e ministro del lavoro: "Non cadiamo nella trappola, anche se Renzi cerca di fare marcia indietro dichiarando di non avere mai voluto mettere un veto a Conte"

Cesare Damiano
Cesare Damiano
Preroll

globalist Modifica articolo

17 Gennaio 2021 - 10.08


ATF

Sembra non esserci un margine per ricucire lo strappo tra Italia Viva e governo, se anche gli ex alleati di Renzi cercano di tenerlo più lontano possibile da un ipotetico ritorno nell’esecutivo.

Cesare Damiano, ex deputato Pd e ministro del Lavoro parla della rottura tra Renzi e la maggioranza: “Meglio i ‘responsabili’ degli ‘inaffidabili’. Meglio i ‘costruttori’ dei ‘distruttori’. Non avrei mai pensato di arrivare a poter dire tanto. Ma Renzi ci ha condotto per vanità e tornaconto personale in un vicolo cieco infischiandosene del bene del Paese e a questo disastro bisogna porre rimedio”.

“Adesso Renzi – prosegue – si è accorto di aver commesso un grave errore politico e di essere diventato, addirittura a livello internazionale, il simbolo dell’opportunismo e dell’interesse personale in politica e cerca di fare disperatamente marcia indietro dichiarando di non avere mai voluto mettere un veto sostanziale a Conte e, addirittura, fingendo di aver fatto una battaglia di contenuto. Non ricadiamo nella trappola.

“Condivido le parole di Orlando: ‘le parole di Renzi non bastano e mi pare che i margini siano pressoché esauriti’. Far finta di niente pur di governare, reimbarcando un inaffidabile, accentuerebbe la percezione, già molto diffusa, del prevalere delle manovre di palazzo rispetto alla volontà di realizzare una salda azione di Governo che fronteggi questa straordinaria situazione di emergenza. Badando davvero ai contenuti”.

Leggi anche:  Basilicata, Renzi esulta con la destra: "Si vince al centro, chi sceglie di stare con il M5s perde"

“Reimbarcare un inaffidabile significherebbe anche creare una profonda lacerazione politica”, conclude Damiano.

Native

Articoli correlati