Meloni si fregia di Feltri, il 're' dei sessisti sguaiati: sarà capolista di Fdi a Milano

Il direttore editoriale di Libero noto per titoli come 'La patata bollente' riferito a Virginia Raggi o 'Boschi e Renzi non scopano" è ora un iscritto al partito di Giorgia Meloni, quella che dice di combattere il sessismo

Vittorio Feltri e Giorgia Meloni
Vittorio Feltri e Giorgia Meloni
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5 Luglio 2021 - 21.34


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Prima l’annuncio dell’arrivo del direttore che, tra le tante cose discutibili, è diventato tristemente noto per il sessismo sparso a quattro mani dal giornale del quale è il vero capo al di là dei ruoli formali.

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La patata bollente riferito a Virginia Raggi, Renzi e Boschi non scopano, altro titolo volgare e a doppio senso fino al famigerato articolo sulle qualità amatorie di Nilde Jotti.

Al netto dei titoli razzisti e falsi, come gli immigrati che portavano la malaria. O, in altri casi, povertà e malattie.

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Ma siccome questa è la destra è stata Giorgia Meloni, quella che si offende quando è aggetto di commenti sessisti a far entrare nel partito e candidare uno di questi massimi rappresentanti della deriva sguaiata del sessismo e della xenofobia.

“Sono estremamente fiera di annunciare che il direttore Vittorio Feltri ha deciso di iscriversi a Fratelli d’Italia e che lo abbiamo convinto a guidare la lista di Fdi alle prossime elezioni amministrative” a Milano.
Lo ha annunciato la leader di Fdi, Giorgia Meloni, nel corso della presentazione del suo libro a Milano.

Le dichiarazioni del giornalista candidato

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“Conosco Giorgia Meloni da molto tempo, vado d’accordo con lei, non sono appassionato particolarmente di politica ma quando mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi, ho detto di sì. Se me lo avesse chiesto qualsiasi altro, non avrei accettato”.

 Dopo l’annuncio di questo pomeriggio dato da Giorgia Meloni, Vittorio Feltri commenta ome è arrivato a prendere la decisione di iscriversi a Fratelli d’Italia e guidare la lista di Fdi alle prossime elezioni amministrative. 

“Ho deciso nello spazio di un giorno -rivela Feltri- Anche perché, quando si era fatto il mio nome come sindaco, avevo subito detto di no. Ma come consigliere lo posso fare, non la trovo una cosa così devastante per la mia vita -scherza- Aggiungo un’occupazione ad un’occupazione che ho già. Continuerò a fare il direttore editoriale di Libero, perché il consigliere non è che sta lì tutto il giorno. Non è un lavoro, è una collaborazione”, spiega.

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E sugli obiettivi che si propone da consigliere, Feltri ha le idee chiare: “Io avrei soltanto un paio di obiettivi molto forti: quello di eliminare le piste ciclabili che hanno paralizzato la città, di combattere i monopattini e cercare di restituire a Milano un immagine anche esteriore che sia migliore di quella che è stata disegnata nell’ultimo anno e mezzo con il Covid. Milano in fondo è rimasta la prima città italiana, cerchiamo di ribadirlo”.

 Per il resto, “Milano è una città che funziona, si tratta di farla funzionare meglio. Mi auguro di poter dare il mio contributo se non riuscirò pazienza”. Sarà una città accogliente? “Deve essere accogliente, lo è sempre stata e continuerà ad esserlo ancora di più. Naturalmente, offrendo a chi viene a Milano delle opportunità più allettanti. Questo si può fare”.

“Naturalmente -puntualizza Feltri- non potranno venire da me le decisioni, ma le proposte sì”. E su come si orienterà una volta insediato, il direttore editoriale di Libero spiega di voler adottare la politica dei piccoli passi: “Quando sarò lì, cercherò di capire come funziona la baracca, perché non sono pratico -dice- Io non capisco niente, ma di solito sono uno che intuisce quasi tutto”, conclude.

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