Candidare Liliana Segre al Quirinale non è fare il suo bene
Top

Candidare Liliana Segre al Quirinale non è fare il suo bene

Nonostante il nome di Liliana Segre sia ben più apprezzabile di certi nomi che stanno circolando, l'idea della senatrice come Presidente della Repubblica lascia perplessi

Liliana Segre
Liliana Segre
Preroll

Giuseppe Cassarà Modifica articolo

26 Ottobre 2021 - 17.16


ATF

I giornalisti Peter Gomez, Antonio Padellaro, Marco Travaglio e Furio Colombo, oggi su Il Fatto Quotidiano fanno partire una petizione per sostenere la candidatura della senatrice a vita Liliana Segre alla Presidenza della Repubblica, con le seguenti motivazioni: “simbolo universale della Resistenza umana contro il male assoluto nazista e fascista e contro tutte le discriminazioni. Ella rappresenta la più alta testimonianza dei valori costituzionali di libertà e uguaglianza”. 
Doverosa premessa: sia chi scrive che Globalist nutrono la più alta stima e il massimo rispetto per la senatrice Segre. E non possiamo che essere d’accordo con Il Fatto quando scrive che sarebbe il caso di evitare “autocandidature prive di disciplina, onore e dignità”. In aggiunta, una Presidente sopravvissuta alla Shoah in questo periodo storico in cui i neofascisti hanno rialzato pericolosamente la testa tra ammiccamenti disgustosi da parte di certa politica, sarebbe un segnale importante. 
Ma, e qui interviene l’opinione personale, la candidatura della senatrice sarebbe senza dubbio ideale, ma di ideale al mondo è rimasto ben poco. E, per una serie di ragioni, questa petizione e in generale l’idea di Liliana Segre Presidente della Repubblica lasciano perplessi.
Innanzitutto una considerazione, amara ma doverosa: Liliana Segre ha 91 anni. Il mandato del Presidente della Repubblica dura 8 anni. Se Liliana Segre venisse eletta, terminerebbe il suo mandato alla venerandissima età di 99 anni. La Presidenza della Repubblica è la prima carica del nostro Stato. Nonostante l’opinione diffusa che sia un ruolo più che altro simbolico, l’agenda e gli impegni di un capo di Stato non si sposano bene con i normalissimi limiti che la vita umana presenta quando l’età è così avanzata. 
La possibilità che una persona novantenne non arrivi alla fine naturale del mandato è ovviamente da considerare. E optare per una scelta di capo di stato che rischia di avere un mandato molto breve non farebbe altro che derubricare la prima carica dello stato a, appunto, un simbolo. Un simbolo enorme, per importanza e valore, ma pur sempre un simbolo. 
Secondo: non è la prima volta che l’idea di Liliana Segre Presidente della Repubblica viene fuori. Nel novembre 2019, la giornalista Lucia Annunziata, direttrice dell’Huffington Post, aveva fatto esattamente la stessa proposta e, per dovere di cronaca, riportiamo le parole della senatrice: “Ringrazio le persone che hanno proposto la mia candidatura al Quirinale  ma, ovviamente, per motivi sia anagrafici che di competenza specifica tale candidatura va considerata improponibile. C’è un presidente in carica che sta svolgendo il suo compito di garanzia costituzionale con rigore ed efficacia e che gode di grande popolarità e prestigio in Italia e all’estero”.
Insomma, vale la pena di chiedersi se una petizione come quella proposta dal Fatto sia rispettosa di un rifiuto che la senatrice ha già espresso. 
Terzo punto: la Presidenza della Repubblica non è un premio. Si tratta del culmine di un percorso politico durante il quale il futuro capo dello stato ha maturato una competenza e una conoscenza della macchina dello Stato tale da permettergli (o permetterle, speriamo presto) di gestire un ruolo di tale responsabilità. 
Liliana Segre non è una donna politica. Oltre al suo ruolo da senatrice a vita, carica di cui sono investiti anche uomini e donne che si sono particolarmente distinti in vari ambiti, non fa parte di alcun partito politico e non ha mai ricoperto ruoli istituzionali. Senza nulla togliere al grandissimo valore della senatrice, la carica di Capo dello Stato non sembra essere compatibile con il percorso di vita di Liliana Segre. 
Insomma, tenendo anche conto che queste petizioni di solito lasciano il tempo che trovano e ribadendo che Liliana Segre sarebbe una candidata ben più apprezzabile di certi nomi che stanno circolando, sorge il dubbio che l’iniziativa del Fatto sia più una trovata pubblicitaria che una vera e propria proposta.

Native

Articoli correlati